La Generazione Z, essendo nata e cresciuta nell’era digitale, ha sviluppato una tipologia di comunicazione differente dalle generazioni precedenti, che risulta essere più attiva e vicina a chi si trova dall’altra parte dello schermo.
Non a caso questa è l’era degli influencer, che agli occhi dei più giovani diventano dei veri e propri modelli da seguire e amici a cui affidarsi. Non c’è quindi da stupirsi se il 60% degli utenti di TikTok è composto da giovani di età compresa fra gli 11 e i 26 anni.
Ti sarà capitato almeno una volta di sentire parlare di TikTok e se ti sei chiesto cosa fosse o se non ti è ben chiaro il concetto, siamo qui per spiegartelo!
TikTok si presenta come l’app più scaricata nel 2022 e come la prima app di social media non appartenente al gruppo Meta (cioè quello di cui fanno parte Facebook, Instagram, WhatsApp eccetera) a superare i 3 miliardi di download… impressionante, no?
Ma come ha fatto a raggiungere questi numeri i così breve tempo?
Per questo è stata fondamentale la lungimiranza di Zhang Yiming, CEO di ByteDance, una grande compagnia di Internet tecnology. Nel 2016, la compagnia ha lanciato in Cina la piattaforma di intrattenimento video Douyin; ma, visto il suo enorme successo, l’anno successivo l’app venne diffusa fuori dal territorio cinese con il memorabile nome di TikTok.
La vera svolta, però, è avvenuta con l’acquisizione da parte della ByteDance dell’app cinese Musical.ly (app di contenuti video di breve durata, in cui ci si divertiva con i lip-sync o ballando sulle note delle canzoni di tendenza del momento), presente sul mercato internazionale già dal 2014. Nel 2018 Musical.ly e TikTok si sono fusi in quell’unica piattaforma dalla forza esplosiva che conosciamo oggi.
Fin dalla sua nascita, il fenomeno TikTok ha preso piede specialmente tra i giovanissimi della Generazione Z, ma anche i Millennial non sono immuni al potere inevitabilmente ipnotico di questa app. Comprendere i motivi di questa predilezione, al contrario di quello che si può pensare, è tutt’altro che difficile: analizziamoli insieme!
Contrariamente a quanto molti pensano, TikTok non è un social media, ma una piattaforma di intrattenimento. Il fine ultimo dell’app non è quello di connettere gli utenti (cosa che invece caratterizza profondamente Facebook, Instagram, Twitter, Linkedin e tutti i loro simili), bensì di diffondere contenuti che catturino l’attenzione degli utenti. E TikTok ci riesce benissimo grazie a due importanti fattori che permettono un’esperienza totalmente immersiva e accattivante: il suo caratteristico video verticale a schermo intero e un algoritmo velocissimo, che risponde alle azioni dell’utente selezionando unicamente contenuti di suo gradimento.
Quindi potremmo dire che i veri competitor di TikTok non sono i social della famiglia Meta, ma le piattaforme di streaming come Netflix. Infatti, chiunque abbia il colosso cinese tra le applicazioni più usate potrà confermare che il tempo di scrolling, a volte, può eguagliare – se non superare – la durata di una puntata di Queen Charlotte.
TikTok ha saputo giocare così bene le sue carte che può gareggiare a pieno titolo contro Google come… motore di ricerca! Anche se sembra impossibile da credere, sempre più ragazzi utilizzano la barra di ricerca di TikTok come primo strumento di ricerca per l’acquisizione di informazioni.
Spinto da un algoritmo spaventosamente preciso e sempre sul pezzo, TikTok si attesta come un social amico, che propone suggerimenti per qualunque ambito, dalla cucina di tutti giorni alle notizie di cronaca nazionali e internazionali.
Perché si preferisce TikTok a Google? Perché, innanzitutto, è più veloce (vedere un video di 15 secondi è più immediato rispetto a leggere un intero articolo!); in secondo luogo, l’app fa girare sempre nuovi contenuti, quindi è più probabile che le informazioni siano aggiornate in tempo reale prima su TikTok e poi su Google.
Un altro punto molto importante, che determina il successo dell’app, sono i valori a cui si ispira: creatività, autenticità e libertà di sperimentare. Sentendosi liberi di pubblicare contenuti di ogni genere, gli utenti di TikTok diventano allo stesso tempo creatori e fruitori di intrattenimento; e ciò che più di tutto li attrae è la possibilità di proporre video sempre diversi, grazie ai quali possono esprimere in maniera autentica la loro personalità.
TikTok vanta più di un miliardo di utenti attivi che interagiscono attivamente con i video e ha il primato di essere il social con più influenza sul pubblico in assoluto: circa il 92% degli utenti di tutto il mondo acquista i prodotti che compaiono nei video.
La crescita esponenziale dei contenuti sponsorizzati e di brand awareness ha portato TikTok a creare anche un Business Manager per le aziende, che in questo modo possono monitorare i contenuti e tenere sempre traccia dei risultati. Questa svolta “professionale” non ha intaccato la filosofia di fondo di TikTok, ancora focalizzata sulla crescita di visibilità in base alla qualità dei contenuti.
A portare in alto i contenuti più apprezzati è sempre l’algoritmo, precisissimo indicatore di gradimento del pubblico, che decide il grado di viralità di un video tenendo a mente dei paramenti imprescindibili:
Certo, per fare funzionare un contenuto serve una strategia ben studiata, tanto impegno e molta costanza. Ma in tutto questo c’è un lato positivo: l’algoritmo di TikTok non ha preferenze. Non importa di cosa si occupi l’azienda, non importa quanti dipendenti abbia e neanche di quanto sia il fatturato annuo, chiunque ha la possibilità di far esplodere il proprio business… se mette in moto la creatività!
A riprova di questo, ti facciamo una domanda: “Con mollica o senza?”.
Se hai riconosciuto la citazione, oppure se almeno una volta in questi ultimi mesi l’hai sentita pronunciare da qualcuno, specialmente tra i giovani, questo è tutto ciò che ti basta per convincerti a utilizzare TikTok per promuovere la tua azienda.
La storia dell’iconica frase “Con mollica o senza?” ha dell’incredibile ed è la testimonianza perfetta di come tutti possono trarre vantaggio dall’utilizzo di TikTok.
Donato de Caprio, dipendente della bottega Ai Monti Lattari di Napoli, ha cominciato a pubblicare dei video sulla piattaforma per divertimento, mostrando le farciture dei panini dei clienti. Non solo milioni di like e follower: la serie di video ha avuto così tanto successo che la bottega ha cominciato a essere sempre stracolma di clienti; non riuscendo a gestire un flusso tanto abbondante e improvviso, i titolari hanno dovuto chiedere a Donato di non pubblicare più video.
L’assenza del salumiere dei social si è fatta subito notare, tanto che gli utenti hanno protestato fin da subito. A prendere la palla al balzo è stato l’imprenditore e tiktoker Steven Basalari, che ha proposto di aprire una nuova salumeria dal nome Con mollica o senza?
Detto, fatto: l’attività è stata inaugurata lo scorso marzo a Napoli alla presenza di centinaia di persone, provenienti da tutta Italia e unite da un sentimento nato grazie a TikTok.
Martina Strazzer ha cominciato la sua carriera su TikTok a 19 anni (era il 2019) con degli sketch divertenti di vita quotidiana, riguardanti il rapporto tra fidanzati e genitori e figli. A parte questa fetta di popolarità, la sua vita scorreva ordinaria: era iscritta al primo anno di università e studiava per diventare microbiologa.
Ma la sua vera passione era un’altra, quella per i gioielli. Così, sfruttando il seguito che già aveva sulla piattaforma, con un budget limitato, ha cominciato a disegnare e produrre gioielli. Ha messo da parte l’università per seguire il suo sogno più grande e aprire un brand, Amabile Jewels, che in pochissimi mesi è cresciuto a dismisura.
Adesso Martina, a soli 23 anni, è CEO di un’azienda che conta più di 20 dipendenti, nata e cresciuta su TikTok sotto gli occhi dei suoi follower.
Avresti mai pensato di vedere le opere d’arte esposte in un museo partecipare a tutti i maggiori trend di TikTok? Nemmeno noi, eppure la Galleria degli Uffizi di Firenze ha cominciato a dare vita ai suoi ospiti illustri grazie ai video e ai suoni più popolari della piattaforma!
Nel 2020, anno della pandemia, il museo ha pensato bene di farsi conoscere dai più giovani cominciando a parlare la loro lingua. I risultati non hanno tardato ad arrivare: dopo la forte impennata negativa dovuta alla chiusura forzata, nel 2022 gli Uffizi hanno contato ben 4 milioni di visitatori, più del doppio rispetto all’anno precedente e quasi quanto nel 2019, considerato l’anno d’oro per il museo.
Arrivati alla fine di questo articolo, possiamo dire che è proficuo allontanare i pregiudizi su TikTok e che, piuttosto, dovremmo cominciare a considerarlo una possibilità per fare conoscere un’azienda, un prodotto o un servizio anche a fasce d’età più basse – e con ottimi risultati!
Per farlo, come per ogni cosa, è necessaria una strategia ben studiata e per progettarla puoi rivolgerti a noi di Holly Agency.
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Ci vediamo nel prossimo articolo!
Secondo il Content Marketing Institute (CMI) il content marketing è, per definizione, una tecnica di marketing volta a creare e distribuire contenuti pertinenti e di valore per attrarre, acquisire e coinvolgere una target audience chiara e definita – con l’obiettivo di guidare i clienti verso un’azione redditizia… ma in altre parole cosa significa?
Lo scopo del content marketing è quello di attrarre clienti grazie ai contenuti pensati ad hoc per il pubblico di riferimento, ecco perché è fondamentale delineare prima i profili delle buyer personas. Se non sai cosa siano le buyer personas, non preoccuparti, abbiamo scritto un articolo approfondito che puoi consultare per comprendere al meglio l’argomento.
Non dimentichiamoci però che, come disse Bill Gates, il contenuto è sovrano e infatti dopo aver individuato le buyer personas sarà fondamentale produrre contenuti che possano far accrescere autorevolezza e reputazione al brand…
Dopo aver delineato l’identità del brand e le relative buyer personas, si passa allo storytelling, che rappresenta un elemento chiave per la costruzione di un legame con l’utente… infatti, solo con una storia coinvolgente si potrà catturare l’attenzione fugace dell’utente.
Il segreto per una strategia efficace è rendersi utili e coinvolgenti agli occhi dell’utente e diversi dai competitor… ma come fare?
L’utilità dei contenuti non è da sottovalutare perché determinerà la volontà dell’utente nel continuare a seguire il tuo brand o meno. Ad esempio, immagina di essere un personal trainer che vuole vendere i propri corsi: per incentivare il seguito della tua attività potrai proporre ricette healthy da preparare o condividere video che facciano vedere la giusta esecuzione di determinati esercizi all’utente che ti segue… sicuramente il consumatore sarà più motivato a seguire te piuttosto che un altro personal trainer che propone solo corsi, senza rendersi utile e senza dare un tocco di unicità.
I contenuti però devono anche saper intrattenere gli utenti… ma l’umorismo è una delle caratteristiche più difficili da trasmettere in un contenuto, contrariamente a quanto ci si aspetta! Spesso infatti si rischia di cadere nel banale, nel cliché, determinando il risultato opposto nell’utente… quindi sii divertente, ma mai prevedibile o esagerato!
Per facilitare la conversione dell’utente in cliente, sarà importante favorirne prima l’interazione con il brand. Per farlo, crea contenuti che sappiano coinvolgerlo e spingerlo a interagire… d’altronde dopo aver delineato l’identikit del tuo cliente ideale saprai quali sono i suoi bisogni e problemi da soddisfare. Mettiti nei panni del cliente, poniti le giuste domande e delinea un piano editoriale capace di attrarre e incuriosire il pubblico. Il processo però non finisce qui… è opportuno capire sin da subito se la strategia adottata è di successo o no. Per farlo, serviti di un piano di misurazione dei risultati.
Per comprendere al meglio cosa sia il content marketing e come metterlo in pratica, analizziamo degli esempi di alcuni brand che si sono imposti nel proprio settore attraverso questa strategia di successo.
Fra i primissimi esempi di content marketing non si può non citare la Guida Michelin… ma come, non conosci la sua storia? La nota guida fu fondata nel 1899 dai fratelli Michelin, fondatori dell’omonima fabbrica di pneumatici francesi. Per invogliare la gente a viaggiare in auto e a favorire di conseguenza l’acquisto di pneumatici, i due decisero di creare una guida che potesse essere utile per i viaggiatori. Il libretto, di circa 400 pagine, conteneva informazioni relative a farmacie, benzinai, gommisti e ovviamente ristoranti presenti in almeno 2000 località francesi. Successivamente la Guida Michelin è diventata la Bibbia dell’alta cucina, così come la conosciamo oggi. Questo è un classico esempio di storytelling applicato al content marketing.
La tipologia di contenuti proposta da Red Bull rientra nella categoria “sport estremi”. Dopo un’analisi attenta del proprio pubblico infatti, l’azienda si è lanciata in questo tipo di contenuti pensati appositamente per il proprio target con lo scopo di migliorare il posizionamento del brand… e così è stato. Sfogliando tra i contenuti di Red Bull, non si direbbe mai che si stia parlando di una bevanda energetica, eppure è così! L’arma dell’azienda è lo storytelling, supportato da Ambassador e atleti folli che condividono lo stesso spirito sfrenato del brand.
Barilla, noto brand di pasta italiano, ha usufruito in passato e continua a usufruire di tecniche di content marketing legate allo storytelling generando contenuti emozionali, che sono in grado di suscitare immedesimazione e comprensione da parte dell’utente.
Un altro strumento molto utilizzato da Barilla è quello del real time marketing. Ad esempio, consideriamo i post del brand creati ad hoc in occasione di partite importanti della nazionale di calcio (soprattutto durante gli Europei!) … ma cosa c’entra un brand di pasta con uno sport come il calcio? Niente, eppure il brand ha saputo cavalcare l’onda dell’argomento del momento. I valori che l’azienda trasmette (es. la famiglia, la casa, la tradizione) mescolati ai contenuti più divertenti e di tendenza contribuiscono quindi a rendere la comunicazione efficace e accattivante.
Ultimo esempio, ma non meno importante, GoPro. Il brand ha fatto suo il concetto di user generated content (UGC), strategia che si è rivelata vincente coinvolgendo attivamente i consumatori e rendendoli protagonisti. Per user generated content s’intendono i contenuti creati dagli utenti stessi, spesso pubblicati sui social network. Perché questa è una strategia che funziona? Perché il pubblico viene coinvolto dal brand e sfidato a produrre contenuti, spesso in particolari occasioni o eventi. Il risultato di questa strategia? Contenuti a costo zero, soddisfazione e appagamento da parte degli utenti e consolidamento della relazione clienti/brand… ancora una volta, il coinvolgimento del pubblico è la chiave per una strategia di successo!
Spesso il concetto di content marketing è associato a quello di inbound marketing… ma qual è la relazione tra i due? Il content marketing costituisce un elemento presente in un sistema più ampio, quello dell’inbound marketing. Questo rappresenta l’insieme di strategie volte a farsi trovare dall’audience in target creando contenuti di valore e pensati ad hoc per il proprio pubblico. I contenuti di valore hanno infatti lo scopo di favorire e agevolare la conversione dei visitatori in lead e poi i lead in clienti… ecco perché i contenuti non vanno assolutamente snobbati. Il content marketing si pone anche l’obiettivo di facilitare il processo di fidelizzazione degli utenti, ma affinché il tutto si concretizzi è fondamentale che ci sia una strategia di inbound marketing ben definita.
Ti aspettavi che dietro dei contenuti apparentemente semplici ci fosse tutto questo studio? Tante sono le curiosità e le sorprese che si nascondono dietro argomenti a prima vista semplici relativi al mondo del digital marketing.
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A presto!
Il funnel marketing è un modello, come dice il nome a imbuto, che percorre step by step il processo di conversione dell’utente da sconosciuto ad Ambassador di un brand.
La forma è a imbuto perché inizialmente il processo è rivolto a un pubblico più ampio, ma passo dopo passo si restringe sempre di più focalizzandosi sui clienti maggiormente propensi all’acquisto e alla fidelizzazione.
Questo modello risulta fondamentale per qualunque strategia marketing che abbia come scopo la lead generation e la fidelizzazione del cliente. Infatti, mentre in passato era l’azienda a bombardare con infinite pubblicità il potenziale utente, oggi è l’utente stesso che autonomamente s’informa e sceglie il brand a cui affidarsi… ed è qui che entra in gioco il funnel marketing!
No, non stiamo parlando di prodotti vegetali, ma delle tre parti in cui l’imbuto, o funnel, viene diviso.
La parte più alta, definita top of the funnel, abbraccia la fetta più ampia di utenti e rappresenta la fase in cui si ci si rende conto dell’esistenza del brand (awareness). Questo step è cruciale perché determinerà le sorti della relazione dell’utente con l’azienda… sarà duratura o fugace? Tutto dipende da questa fase, che si pone un obiettivo principale: farsi trovare dai potenziali clienti. La lead generation ricopre una rilevanza notevole ed è supportata dall’ausilio di diversi strumenti come ad esempio campagne Meta o Google e SEO per ottimizzare il posizionamento. In altre parole, è il momento in cui l’utente si rende conto che l’azienda può avere una soluzione al suo problema.
Segue la fase dell’interesse (interest) in cui l’utente valuta l’azienda paragonandola ai suoi competitor. L’obiettivo di questa fase è quello di stupire l’utente convincendolo a farsi scegliere. Fino a questa fase il potenziale cliente risulta freddo nei confronti del brand perché è ancora in una fase di studio e analisi… ma d’ora in poi la situazione è destinata a cambiare.
La parte centrale dell’imbuto inoltre, definita middle of the funnel, si pone come obiettivo principale la raccolta delle informazioni del potenziale cliente. Per ricavare queste informazioni, l’utente deve essere incentivato a fornirle all’azienda… ma come convincerlo? Dandogli in cambio la soluzione a un suo problema, ad esempio regalando un e-book, la partecipazione ad un webinar, un template che potrebbe servirgli, l’iscrizione a una newsletter che tratta di argomenti di suo interesse… ovviamente tutto in maniera gratuita.
E infine si giunge alla coda dell’imbuto, detta bottom of the funnel, dove la maggior parte di quelli che fino a questo momento erano considerati prospect vengono convertiti in clienti. In questa fase si concretizza tutto il lavoro fatto in precedenza e gli utenti riconoscono l’azienda come risoluzione effettiva dei loro problemi. È importante non limitarsi alla singola interazione… la fidelizzazione è infatti fondamentale per mantenere vivo il rapporto col cliente! Proponi sconti, sondaggi, offerte e rendi il processo d’acquisto piacevole… il cliente non lo dimenticherà e tornerà ad acquistare dalla tua azienda! E, perché no, il cliente fidelizzato potrebbe addirittura convertirsi in Ambassador del tuo brand.
Ciascuna fase si pone un obiettivo diverso e quindi si avvale di strumenti e strategie diverse per performare al massimo.
Ovviamente è fondamentale che il funnel marketing venga istituito all’interno di una strategia con obiettivi chiari e ben definiti… per farlo puoi affidarti a noi di Holly Agency!
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A presto!
Le buyer personas giocano un ruolo chiave nella strategia comunicativa di un’azienda, infatti per avere successo è necessario stabilire un profilo determinato e chiaro del proprio cliente tipo.
Immagina di parlare davanti a uno specchio o in una stanza vuota… è inutile! Questo accade quando si comunica senza conoscere il proprio pubblico.
Le buyer personas sono archetipi o modelli fittizi di persone reali, che rappresentano il target del brand… in altre parole sono la rappresentazione immaginaria del pubblico ideale.
La creazione di buyer personas presuppone un’accurata fase di studio e analisi di dati basati sui veri clienti e offre anche la possibilità d’immedesimarvi realmente nei vostri clienti e capire le circostanze che li guidano nei loro processi decisionali, come afferma Adele Revella, nota esperta del settore.
Il primo passo da fare per la creazione dell’identikit del cliente tipo è la raccolta e l’analisi dei dati dei clienti reali. Questi possono essere conseguiti attraverso sondaggi (online, telefonici o cartacei); interviste volte a clienti e prospect (potenzialmente interessati all’azienda); feedback forniti dagli addetti alla vendita, che lavorano a stretto contatto con i consumatori e attraverso le informazioni raccolte dagli analytics dei social media e del sito web.
I dati da consultare sono di diverse tipologie: socio-demografici (es. età, sesso, provenienza, istruzione, occupazione, reddito ecc); relativi alle abitudini e preferenze d’acquisto (es. metodo di pagamento) e dati motivazionali (es. cosa li appassiona, quali sono i loro hobby, gli obiettivi che vogliono raggiungere e i relativi ostacoli ecc) … in questo modo si scopre il sistema di valori in cui i consumatori credono e lo si sfrutta per indirizzarli all’acquisto.
Dopo aver raccolto i dati dei clienti attraverso i diversi strumenti, si passa alla fase cruciale: la trasformazione dei dati in clienti immaginari.
Per avere una maggiore efficacia, è consigliata la creazione di più buyers personas, umanizzandoli il più possibile. Ti ritroverai a metterti nei panni di Luca, un diciottenne che sogna di diventare un calciatore o di Enrica, una cinquantenne che ama i suoi nipotini e non si perde mai una lezione di salsa! Uno degli aspetti più importanti è quello di avere a disposizione storie di vita, che possano far emergere il modo di pensare e di agire delle buyer personas… il modo di comunicare cambia radicalmente in questo modo, no?
Con la determinazione delle buyers personas vengono gettate le fondamenta per una strategia comunicativa di successo.
Prima di approfondire la correlazione tra buyer personas e inbound marketing, ho una domanda da fare… sai cos’è l’inbound marketing? No? Nessun problema!
L’inbound marketing rappresenta l’insieme di strategie mirate a farsi intercettare dal cliente tipo, attirandolo verso il brand, trasformandolo in prospect, poi in cliente e infine in ambassador.
È un processo che viene descritto schematicamente come un imbuto (funnel) percorrendo quattro fasi cruciali nel processo di vendita: attrarre, convertire, chiudere e deliziare. In questo modo si trasforma un perfetto sconosciuto in un fan del nostro prodotto… questo processo risulta molto più semplice da applicare se si conosce già il pubblico al quale indirizzarsi, no? Ecco perché è importante creare delle buyer personas!
Il prossimo step consiste nella definizione di un tono di voce adeguato all’audience e nella scelta delle piattaforme più opportune da sfruttare per la pubblicazione dei contenuti; a tal proposito si parla di content marketing, ma questo è un concetto che verrà approfondito nei prossimi articoli…
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A presto!
La brand identity è uno strumento fondamentale per il successo di un marchio. Come accade per le persone, anche le aziende hanno dei tratti distintivi sia estetici che caratteriali.
Più nel dettaglio, la brand identity è costituita dalla visual identity, che si occupa dell’impatto visivo del marchio e dall’insieme dei valori che lo costituiscono.
La visual identity non è quindi da confondere con la brand identity perché ne costituisce solo una parte! Questa rappresenta il modo in cui un’azienda si racconta ai clienti attraverso la scelta del nome, del logo, della palette di colori, del font e del design del packaging… la sua importanza non è da sottovalutare perché determina la riconoscibilità del brand agli occhi del cliente.
L’estetica non è tutto e questo vale anche per i brand! La personalità di un’azienda è determinata dalla sua mission, dalla sua vision e dall’insieme dei valori che abbraccia e incarna.
La mission di un’azienda rappresenta l’insieme degli obiettivi a breve termine che l’azienda si augura di raggiungere, differenziandosi dalla vision, che invece fa riferimento agli obiettivi da conseguire nel lungo termine.
I valori del brand incarnano invece la sua filosofia e la sua cultura aziendale. Una visione definita dei valori dell’azienda porta a una determinazione chiara e coerente sull’identità assunta.
La brand identity rappresenta uno degli ingredienti fondamentali per la popolarità di un’azienda… attraverso un’identità chiara e ben definita, il consumatore può infatti immedesimarsi nel brand e preferirlo ai suoi competitors. È un concetto che si basa sulle emozioni che l’azienda riesce a trasmettere al consumatore ogniqualvolta si presenta un’interazione fra i due.
La domanda da porsi è che sensazioni voglio trasmettere al mio pubblico e in che modo? Scopri la personalità della tua azienda e trasferiscila al tuo target di riferimento.
Per prima cosa, è necessario delineare una brand philosopy… d’altronde se non conosci la tua azienda, i suoi valori e obiettivi, come puoi pretendere di andar lontano?
Poniti una serie di domande: di cosa si occupa la tua azienda?, a che pubblico si riferisce?, cos’ha di speciale e come si distingue dai suoi competitors?, quali sono gli obiettivi del tuo business?, quali sono i vantaggi e i benefici che il cliente ne trae affidandosi al tuo brand? … soltanto dopo esserti risposto alle giuste domande potrai proseguire nel cammino di creazione di una brand identity solida.
Per rimanere impresso nella mente del consumatore, il brand ha bisogno di un nome che sia d’impatto e allo stesso tempo evocativo. Questo è un passaggio da non sottovalutare perché rappresenta il filtro attraverso il quale il cliente percepirà ogni interazione con i prodotti dell’azienda. È importante controllare sempre se il nome del marchio è stato già registrato da altri!
La creazione del logo rappresenta una delle fasi più decisive per il successo dell’azienda. È necessario che il logo sia nel contempo unico, creativo, riconoscibile e in linea con il messaggio che si vuole trasmettere. Da non sottovalutare la scelta dei colori in palette e del font da utilizzare, che dovranno essere coerenti con l’emozione e i valori che si vogliono comunicare nell’interazione col consumatore.
A tal proposito è necessario aprire una piccola parentesi… conosci la differenza tra pittogramma, logotipo e logo? No? Nessun problema!
Leggi il nostro articolo “Le differenze tra logo e marchio: facciamo chiarezza” in cui approfondiamo l’argomento.
Collegandosi al concetto precedente di visual identity, l’immagine coordinata rappresenta l’insieme di tutti gli elementi grafici che compongono l’identità di un brand. Se le aziende fossero persone, l’immagine coordinata rappresenterebbe lo stile di ciascun brand. Ci sono persone più eccentriche, altre più semplici, altre più eleganti… e così è lo stesso con le aziende!
Partendo dal design del marchio, si delinea la presentazione grafica, che verrà poi utilizzata per l’immagine del brand offline (es. biglietti da visita, brochure, carta intestata, volantini ecc) e l’immagine del brand online (es. tema del sito web / e-commerce, profili sui social network, ecc).
La definizione di una strategia comunicativa rientra nella lista di cose da fare per costruire una brand identity solida ed efficace!
Ogni azienda ha una propria personalità, distinguibile anche attraverso il tono di voce! Preferisci un tono di voce amichevole o distaccato per la tua azienda? Colloquiale o professionale? Ironico o burocratico? Delinea attentamente un tone of voice, che sia in linea col target di riferimento e il messaggio che si vuole veicolare.
La scelta delle parole, il linguaggio assunto, lo stile di scrittura e il tono emotivo sono elementi che contribuiscono a umanizzare l’azienda rendendola più vicina al consumatore.
Se pensi che la brand identity della tua azienda non sia chiara e ben definita, affidati a noi di Holly Agency. Sapremo incarnare alla perfezione i valori del tuo business e sapremo rappresentare al meglio l’immagine che vuoi trasmettere al tuo target di riferimento.
E come tutte le cose belle finiscono, anche questo articolo è giunto ai titoli di coda… ma non preoccuparti, non mancheranno altri articoli d’approfondimento!
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A presto!
Il Safer Internet Day, istituito dalla Commissione Europea nel 2004, si celebra ogni martedì della seconda settimana di febbraio, con lo scopo di sensibilizzare l’utilizzo a volte improprio e pericoloso del web soprattutto da parte dei più giovani. Nel corso degli anni in oltre 100 Paesi, questo evento è diventato una ricorrenza di riferimento fra istituzioni, organizzazioni, studenti e genitori.
Tante sono le insidie che il web nasconde. A prima vista Internet può apparire come il Paese dei Balocchi dove tutto sembra possibile e perfetto, ma spesso la realtà è molto più ingannevole e beffarda.
Generazione Z (nati tra il 1997 e il 2012) e Millenials (nati tra il 1981 e il 1996) sono le generazioni più colpite da due fenomeni che si stanno sempre più evolvendo e diffondendo all’interno della società: il cyberbullismo e il revenge porn.
Il cyberbullismo è un atto di prepotenza e violenza, che può colpire 24 ore su 24 e anche in forma anonima.
Il revenge porn, invece, rappresenta la condivisione pubblica di immagini o video intimi tramite Internet, senza il consenso dei protagonisti degli stessi istituendo così una condanna eterna per la sua vittima.
È per questo motivo che è importante educare le generazioni più giovani (e non solo) all’uso consapevole della rete.
Questo è lo slogan scelto dalla Commissione Europea per promuovere la giornata. “Insieme per un Internet migliore”… ma cosa significa? In occasione del Safer Internet Day, tutte le scuole d’Europa e i partner del progetto si impegnano nella promozione di un “Internet sicuro” e nella divulgazione di una “guida responsabile” all’uso del web per preservare l’incolumità degli adolescenti.
Ecco spiegati in breve i punti principali di questa guida, che racchiudono i principali pericoli che il web può riservare ai suoi utenti, senza distinzione d’età.
La tecnologia non è né buona e né cattiva, dipende dall’uso che se ne fa.
In un periodo in cui siamo tutti sempre connessi, sarebbe opportuno ogni tanto staccare un po’ per ricollegarsi con la realtà.
Non dimentichiamoci però che Internet offre anche tante opportunità vantaggiose, che approfondiremo nei nostri prossimi articoli.
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A presto!
I canali social sono degli agglomerati virtuali di emozioni, e sono proprio queste emozioni che bisogna riuscire a smuovere utilizzando immagini e grafica appropriate. Riuscire a farlo vuol dire aumentare l’engagement della nostra pagina e, di riflesso, acquisire nuovi potenziali clienti.
È importante sapere che, la nostra mente, elabora un messaggio visivo in modo molto più veloce rispetto ad un testo scritto (circa 60.000 volte più rapidamente). Inoltre, poiché la comunicazione si basa principalmente su elementi non verbali, è importante che il contenuto visivo sia tendenzialmente universale, trasversale e soprattutto impattante.
Il fattore emozionale non è da sottovalutare: a differenza, infatti, della lettura di un testo, guardare un’immagine è un’attività che provoca molto più velocemente e molto più comunemente, emozioni nuove. Questo significa che lo sviluppo di un piano di marketing visivo è più rilevante che mai, soprattutto in un contesto come quello dei social, dove a vincere è il contenuto visivo.
D’altro canto è importante garantire che i clienti sappiano esattamente chi sei nel momento in cui vedono i tuoi contenuti su qualsiasi canale. In questo senso risulta fondamentale ideare un buon visual concept, non solo per la creazione di contenuti grafici, ma anche per la comunicazione digitale, di marketing e codice web.
Vediamo nel dettaglio come il visual concept del proprio brand può essere rivisitato a seconda della piattaforma e/o supporto utilizzato. Coerenza e adattabilità sono le due parole d’ordine da tenere sempre a mente ogni volta che si realizzano contenuti visivi. Ma coerenza verso cosa? La risposta è semplice.
Quando si progettano delle grafiche per i social network bisogna rimanere fedeli al concept del brand senza stravolgerlo ma allo stesso tempo adattarlo ai vari formati e contesti virtuali, inoltre i contenuti devono essere connessi fra di loro per una maggiore comprensione del brand e del suo messaggio.
Importante sarà aver creato a monte un brand abbastanza flessibile da potersi esprimere in nuovi ambiti senza perdere la sua identità.
È necessario scegliere elementi grafici di impatto e limitare il testo, cercando di attirare l’attenzione dei visitatori occasionali per invogliarli a saperne di più, magari interagendo col post. Le grafiche non dovrebbero essere troppo ridondanti o piene di elementi visivi, bensì semplici e altamente impattanti.
Parola d’ordine: colpire l’utente.
Personalizzare il più possibile lo spazio a disposizione, includendo il logo del proprio brand e assicurandosi che lo sfondo, i colori e il font rispecchino il visual concept scelto. Molti social network si differenziano notevolmente per target, contenuti e formati, quindi bisognerà stare attenti affinché venga garantita la coerenza tra le diverse piattaforme, pur potendone diversificare i contenuti. Le immagini devono essere nitide e di qualità. Se le foto sono reali ancora meglio. Evitiamo, laddove sia possibile, le immagini stock., per trasmettere al meglio il valore di unicità espresso dal nostro brand.
Ogni piattaforma di social media prevede requisiti diversi e aggiornamenti da fare con una certa frequenza, soprattutto per quanto riguarda orientamento e contenuto. Importante sarà aver creato un brand abbastanza flessibile da potersi esprimere in nuovi ambiti senza perdere la sua identità. L’immagine si deve adattare a diversi formati poiché ogni social ha un suo formato “preferito” (Instagram quadrato, Facebook orizzontale, Pinterest verticale, ecc..), e rispettare delle regole di composizione, la famosa regola dei terzi. Inoltre bisogna mantenersi sempre in linea con il target del brand.
Se ci sono delle scritte sovrapposte, il font deve essere leggibile e sempre coerente con il brand e il target di riferimento; il colore deve essere in contrasto con lo sfondo e bisogna fare attenzione alle dimensioni e alla quantità di testo che inseriamo, soprattutto se l’immagine viene sponsorizzata (su Facebook).
Assicurarsi che l’immagine grafica elaborata sia adattabile su piccolo formato (smartphone e tablet) è fondamentale, limitando il testo, semplificando lo sfondo e dando risalto al soggetto.
Poiché alcuni formati tagliano le immagini, è importante collocare al centro gli elementi chiave e ritagliare le immagini in modo da mostrare i dettagli del soggetto scelto.
Ogni brand provoca una reazione emotiva. Pensiamo al nostro negozio preferito. Cosa ci trasmette? Lo troviamo accogliente, raffinato, rassicurante ed affidabile? In questo senso anche l’immagine del brand deve trasmettere le stesse emozioni, non solo quando viene utilizzata per il sito web, l’e-commerce o prodotti stampati, ma anche sui vari social network. Promuovere un brand vuol dire raccontare una storia, e con la realizzazione di grafiche social noi facciamo proprio questo.
Altro aspetto importante, come abbiamo accennato prima, è l’utilizzo del font corretto, fondamentale per trasmettere il messaggio e i valori del nostro brand. Il grande potere comunicativo che ne deriva rende essenziale imparare a riconoscere, scegliere e usare i caratteri secondo i progetti e gli scopi da realizzare. Il font è uno strumento potente perché, senza rendercene conto, trasmette un umore che influenza profondamente la nostra reazione alle parole che leggiamo.
Sui social network questo aspetto diventa ancora più fondamentale vista la quantità enorme di input ai quali siamo esposti quotidianamente. Di primaria importanza sarà, quindi, riuscire a catturare l’attenzione non solo con grafica e colori ma anche col font giusto, sempre in armonia con l’immagine coordinata.
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Negli ultimi tempi si sente sempre più spesso di quanto la pubblicità su LinkedIn sia efficace. Chiunque vi si sia approcciato ha, però, scoperto i costi dell’ADV sulla piattaforma e si è tirato indietro ancora prima di cominciare.
Allora viene spontaneo chiedersi se spendere così tante energie (e sostanze) dia dei risultati reali e remunerativi e, nel caso di risposta affermativa, come massimizzarli.
In questo articolo analizzeremo il mondo di LinkedIn, la natura del social e scopriremo insieme se fare pubblicità sul social network più istituzionale del web serva davvero.
LinkedIn nasce nel dicembre 2002 dalla mente dell’imprenditore Reid Hoffman e del suo team, che quello stesso anno avevano lanciato con successo il servizio di pagamento online PayPal.
Ancor prima di Facebook (diffuso per la prima volta in rete in rete nel 2004) LinkedIn era un luogo d’incontro virtuale per i professionisti di tutto il mondo, principalmente orientato allo scambio di conoscenze e contenuti riguardanti il B2B. La sua mission era quella di creare reti di comunicazione tra imprenditori e dipendenti «per aumentarne la produttività e il successo». Il ruolo centrale dei rapporti interpersonali lo dimostra anche lo slogan del social, una frase breve e minimale, che condensa i valori su cui LinkedIn è stato fondato:
“Relationships matter”
Uno dei vantaggi della piattaforma è senza dubbio l’elevato trust di cui il social gode, costruitosi con il passare del tempo e accresciuto soprattutto grazie all’esperienza positiva del suo sempre crescente numero di utenti. Estrema trasparenza e correttezza, centralità della persona e tutela della sua privacy durante la navigazione sono gli elementi di trust che hanno fatto la differenza per far diventare LinkedIn il portale leader del mondo professionale.
I dati aggiornati al 2021 riportano 774 milioni di membri iscritti a LinkedIn in tutto il mondo, di cui 16 milioni solo in Italia.
Come ormai tutti i social network, LinkedIn permette di accedere in maniera autonoma alla sezione di Gestione campagne, una piattaforma appositamente progettata per creare e gestire gli annunci.
La prima cosa da fare, a questo punto, è selezionare un obiettivo, cioè lo scopo primario che si vuole raggiungere attraverso l’attivazione della sponsorizzata, e un target (fascia di persone a cui si mira per catturarne l’interesse).
Grazie all’ineguagliabile trust di LinkedIn, i suoi utenti forniscono un numero di informazioni davvero considerevole ed estremamente utile a individuare il tipo di pubblico perfetto all’obiettivo selezionato. Man mano che queste indicazioni vengono inserite, è lo stesso LinkedIn che fornisce indicazioni sull’audience prevista.
Inoltre, selezionando obiettivo e pubblico della sponsorizzata, LinkedIn indica quali contenuti possono raccogliere più risultati.
Questo primo obiettivo è utile per far conoscere a più gente possibile il proprio brand e per farlo ricordare nel tempo. I contenuti consigliati sono in formato video, perché sono quelli che riescono a intrattenere l’utente, riscuotono più interazioni e possono essere un ottimo punto di partenza per approntare campagne di retargeting.
È risaputo che la generazione di contatti è uno degli obiettivi più difficili da realizzare, perché richiede un alto coinvolgimento degli utenti, che decidono di lasciare i loro dati personali. Per attirare la loro attenzione è consigliato utilizzare contenuti brevi e concisi, che sappiano catturare l’attenzione con poche parole: grafiche e copywriting d’impatto, inMail (messaggi privati inviabili anche al di fuori della propria cerchia di conoscenza) e anche moduli per l’acquisizione di contatti.
LinkedIn è la piattaforma giusta per cercare nuove risorse da inserire nell’organico della tua azienda! Gli annunci di lavoro possono essere facilmente sponsorizzati per avere maggiore copertura e, di conseguenza una visibilità più ampia.
Uno dei fattori che certamente influenza la scelta di non utilizzare le campagne pubblicitarie di LinkedIn è il loro costo molto alto. Parlando in maniera concreta, è necessario spendere almeno €10 al giorno per ogni campagna attiva sul proprio profilo, una media nettamente superiore rispetto alle sponsorizzate di Facebook.
Quello che non bisogna dimenticare è che gli utenti di LinkedIn forniscono informazioni sempre precise e in costante aggiornamento sulla loro vita professionale. Questo porta a una targhettizzazione del pubblico di riferimento mirata e precisa e, di conseguenza, a una più alta percentuale di conversione e a un recupero totale del budget utilizzato per far girare la campagna.
Nonostante i costi elevati, LinkedIn si presenta come la migliore piattaforma social per promuovere offerte di lavoro e aumentare la visibilità dei propri brand e azienda, nonché per acquisire contatti realmente interessati.
Se questo vale per i privati, che possono sponsorizzare contenuti in autonomia, è ancora più vero se la gestione dell’advertising viene affidata a un’agenzia di comunicazione, esperta nell’arte della sponsorizzazione. Il lavoro delle web agency è favorito anche dall’implementazione di un Business Manager di LinkedIn, appositamente progettato per tenere costantemente monitorati i risultati delle campagne di tutti i clienti.
Le curiosità sul mondo del digital marketing non sono finite qui. Per rimanere sempre aggiornato sugli articoli della nostra guida “How to navigare sul web e non disperare”, seguici sui nostri profili Facebook, Instagram e LinkedIn.
Al prossimo articolo!
Aprire una pagina social è un’ottima scelta strategica per farti conoscere da un parterre di clienti più ampio, facendo particolare attenzione a scegliere la piattaforma più giusta. L’hai già fatto? Ottimo! Ora, però, è necessario pensare a quali contenuti postare.
Eh sì, essere presenti sui social e basta non è sufficiente. La tua pagina è a tutti gli effetti una vetrina digitale che permette ai naviganti del web di capire qualcosa di più sul tuo lavoro e sui servizi che offri.
Facciamo un esempio pratico: immagina di vedere il volantino di un supermercato che si è appena inaugurato nella tua città. Ha dei prezzi vantaggiosi, sì, ma le immagini degli articoli sono confusionarie, sfocate e non ti comunicano il senso di ordine e igiene che ricerchi da un supermercato. Ci andresti mai?
Probabilmente no, e forse perderesti l’occasione di scoprire che la realtà è diversa da ciò che avevi immaginato: il supermercato è ordinatissimo, pulitissimo e offre dei prodotti di qualità.
Lo stesso concetto si applica anche al web: se avrai dei contenuti esteticamente curati e concettualmente rilevanti gli utenti saranno più propensi a:
Questa è l’essenza del content marketing, una strategia di fondamentale importanza nella gestione dei social. Attraverso il suo utilizzo si costruisce la brand awareness di un’attività, che a sua volta permette la nascita di una community interessata, attiva, fondata su valori condivisi.
Vediamo insieme quali sono le linee guida per creare una pagina social di successo.
Anche chiamati how-to content, il loro scopo è quello di aiutare l’utente a capire qualcosa di più sul tuo brand e sui prodotti o servizi che offre. Fornire consigli e informazioni gratuite ai propri utenti è uno dei modi più efficaci per fidelizzarli, perché aumenta la credibilità e l’autorevolezza del brand.
Immagina che ci sia un’azienda che produce burro. Chi seguirebbe con trasporto e interesse la pagina Facebook di un brand di burro? Gli utenti saranno sicuramente pochi, se i contenuti pubblicati sono foto del panetto, differenziate unicamente dallo sfondo.
Immagina, ora, che l’azienda parli dei campi verdissimi in cui le mucche pascolano serenamente; oppure che suggerisca una ricetta golosa da preparare con il loro prodotto per il pranzo della domenica. Il loro seguito sarà sicuramente più coinvolto e aumenterà l’engagement della pagina, facendole pubblicità e preferendo il suo brand ad altri.
In questo blog consideriamo i social network dal punto di vista funzionale alla pubblicizzazione del nostro brand. Ma, al di fuori della sfera commerciale, essi sono il punto di ritrovo di un numero esorbitante di gente che vuole rilassarsi e distrarsi dalla frenesia di tutti i giorni.
E cosa può venire in soccorso di qualcuno che vuole soltanto staccare? Il cosiddetto branded entertainment, un contenuto che riesce a catturare e mantenere l’attenzione del consumatore per un tempo quanto più lungo possibile.
Per creare contenuti come questo bisogna sfruttare lo storytelling, una tecnica narrativa che collega con un filo rosso le diverse pubblicazioni di una stessa pagina. Qualsiasi formato tu abbia in mente può essere funzionale per intrattenere i tuoi utenti: dal cortometraggio alla miniserie a episodi su internet, dalle riviste ai giochi promozionali ai podcast.
Forse questo è il tipo di contenuto più difficile da sviluppare, perché si prefigge come obiettivo quello di raccontare una storia. Attraverso parole e immagini d’impatto, gli utenti riescono a riflettere, emozionarsi e a credere nelle proprie capacità.
I contenuti più apprezzati sono quelli in cui compare una citazione motivazionale, oppure i racconti di gente che è partita dal basso e ha raggiunto le vette del successo. Così anche gli utenti si sentono incoraggiati a dare il massimo per raggiungere i propri sogni e obiettivi.
I maggiori utilizzatori di contenuti ispirazionali sono i brand sportivi. Adidas e Nike sono le prime aziende che vengono in mente con i loro motti “Impossible is nothing” e “Just do it”. E già solo così fanno venire voglia di correre la maratona di New York senza uno straccio di preparazione atletica! Un’azienda che sprona i suoi utenti a credere in sé stessi sarà sempre la prima a cui i consumatori penseranno quando avranno bisogno di comprare un qualsiasi articolo sportivo.
La teoria l’abbiamo elencata, ma passare alla pratica è la vera impresa. Perciò ti suggeriamo di andare a sbirciare un brand che utilizza tutte e tre queste modalità di contenuti con ottimi risultati, così da prendere spunto.
Stiamo parlando di Veralab, il marchio di prodotti per la cura della persona ideato da Cristina Fogazzi, alias Estetista Cinica. Sulle sue pagine social troverai post informativi, di intrattenimento e ispirazionali, che restituiscono una formula comunicativa efficace!
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A presto!
I social network, a oggi, sono diventati dei canali di diffusione di contenuti molto veloci e di facile accessibilità per tutti. Negli ultimi anni il numero delle piattaforme social è cresciuto ed è aumentato l’utilizzo che ognuno di noi fa di queste app: basti pensare che praticamente tutti possiedono uno smartphone e sono iscritti ad almeno un social network che utilizzano quotidianamente.
Con questi presupposti la presenza online della tua azienda diventa fondamentale per farti trovare con più facilità dai tuoi futuri clienti (acquisizione contatti) e anche per poter restare in contatto con i clienti già acquisiti (fidelizzazione).
Essere presenti online, però, non è facile! Uno degli errori principali è quello di non conoscere quali sono i social in linea con la propria azienda. Soprattutto per quanto riguarda le piccole e medie imprese (PMI), è importante scegliere il canale adatto su cui investire (in termini di tempo e denaro) in produzione di contenuti, gestione social e sponsorizzazione per comunicare al meglio il prodotto o il servizio da vendere, i valori aziendali e tutte le informazioni di cui si vuole parlare.
Quindi come fare a scegliere il social giusto per il tuo business?
Per districarti al meglio tra le varie app e piattaforme dovrai conoscere il pubblico che utilizza maggiormente quel social, il suo obiettivo e il tipo di contenuti trattati.
E in questo ti aiutiamo noi! Facciamo insieme un piccolo tour all’interno dei social per scoprirne tutti i segreti.
Partiamo da Facebook, chi lo utilizza davvero?
Possiamo dire che Facebook è diventato un social più “adulto”. La maggioranza degli utenti che lo utilizzano ha un’età superiore ai 35 anni; gli adolescenti, invece, si stanno spostando man mano verso altre piattaforme più nuove e di maggiore intrattenimento. Questo significa che gli utenti di Facebook appartengono alla fascia di età lavorativa e quindi, grazie ai contenuti sulla pagina e alle sponsorizzate, si può raggiungere una bella fetta di mercato spendente. Utilizzando un linguaggio e una presentazione del prodotto adatta a un pubblico over 35, Facebook può essere il social di riferimento per il tuo brand.
Le pagine Facebook di Taffo e Ceres, a esempio, attraverso un tone of voice simpatico e sfruttando termini ed eventi (instant marketing) che catturano l’attenzione di un pubblico adulto, riescono a centrare favolosamente il loro target di riferimento e ad accrescere la brand identity e anche le vendite.
Al contrario di Facebook, Instagram è un social utilizzato da utenti under 35. La fascia d’età predominante è principalmente quella dai 25 ai 34 anni che passa una media di 30 minuti al giorno sull’app. Se il tuo brand o servizio si rivolge a un target di giovani adulti, ti sarà molto utile creare contenuti rivolti a loro sfruttando non solo elementi fotografici esteticamente appaganti, ma anche stories e video reel. Oltre agli elementi visuali, anche Instagram sfrutta le sponsorizzate e gli strumenti shopping, forniti dal social, per accompagnare i follower all’acquisto sul proprio e-commerce o per creare un mini shop in piattaforma.
Il brand beauty Espressoh incarna perfettamente queste caratteristiche: un profilo dalle tonalità soft totalmente in armonia tra loro, il prodotto è sempre ben in evidenza, i contenuti fotografici e video sono originali e sono rivolti ad un target sui 25/30 anni. Sul profilo è presente il collegamento al proprio e-commerce e, inoltre, è stato creato lo shop Instagram per un acquisto rapido tramite social e una diffusione a raggio più ampio.
Ma dove sono finiti gli utenti più giovani?
L’attenzione della generazione Z è stata incanalata prevalentemente su TikTok, dove i giovani utenti trascorrono una media di 52 minuti al giorno. I mini video dai contenuti sempre nuovi e originali sono diventati una tendenza. Tra chi produce attivamente i contenuti e chi è solo un fruitore, TikTok è tra le piattaforme più apprezzate non solo dai giovanissimi ma anche da una fetta di adulti innamorati delle novità. Questo social è un ottimo strumento per un’azienda che ha bisogno di comunicare con un target prevalentemente al di sotto dei 25 anni e dal tone of voice simpatico, utilizzando messaggi brevi per parlare del proprio prodotto sotto forma di video. Per far avvicinare i giovani all’arte, la Galleria degli Uffizi ha utilizzato un profilo TikTok in cui sfrutta i trend della piattaforma. Statue e quadri parlano e si muovono grazie agli effetti messi a disposizione da TikTok, dando vita a siparietti simpatici e originali in ogni mini video.
Nell’ultimo periodo i video sono diventati la tendenza nel campo dei contenuti. Più performanti dal punto di vista comunicativo e più apprezzati dagli utenti dei social, hanno portato vecchie e nuove piattaforme a un nuovo livello di espressione. Non dimentichiamo però che esiste un social nato con lo scopo di essere un contenitore di video: YouTube. La piattaforma conta 2,5 miliardi di utenti nel mondo ed è stata scaricata sul cellulare dal 79% degli utenti del web. Il target principale include utenti tra i 19 e i 44 anni, racchiudendo quindi una fascia più ampia di utenti rispetto agli altri social. Il 62% delle aziende possiede già un canale YouTube professionale, che utilizza non solo per la semplice condivisione di video ma anche come strumento per caricare i filmati sui siti tramite link. Inoltre, il 90% degli utenti YouTube ha affermato di aver scoperto nuovi prodotti o brand durante la visione dei contenuti della piattaforma perché pubblicizzati dai creator. Se hai la possibilità di produrre video, YouTube può essere adatto al tuo brand.
Spesso si inizia a registrare video nella propria stanzetta e si finisce per creare un proprio brand. Come nel caso di Clio Make-up che, partendo da video tutorial make-up, è riuscita a mettere su un proprio marchio beauty. La notorietà nata grazie ai suoi tutorial, l’ha portata a un fatturato annuo che si aggira intorno ai 10 milioni ricavato tra vendita dei prodotti tramite sito o tramite i suoi store fisici temporanei. Un chiaro esempio di personal branding tramutato in prodotti grazie a YouTube.
Se YouTube è utilizzato come contenitore di video di ogni tema, Twitch invece ha un’utenza un po’ più di nicchia e un’utilità differente.
Partiamo dalla funzionalità del social: Twitch è una piattaforma di proprietà di Amazon che serve per pubblicare video in live-streaming. La fascia d’età coinvolta e gli argomenti trattati sono ridotti rispetto a YouTube. Infatti il target di Twitch comprende utenti che hanno tra i 18 e i 34 anni, interessati a seguire in live argomenti come e-sport, tecnologia, manga, sostenibilità ambientale, parità di genere e sociale, inclusività ed eventi sportivi. Intorno alle giocate live di videogame e ai video blog si creano delle vere e proprie community fidelizzate che dànno a chi produce i contenuti la possibilità di monetizzare.
La presenza dei brand su Twitch è spesso indiretta: ci si affida a streamer per mostrare i prodotti durante le live o per ricevere donazioni durante la diretta. Soprattutto i brand di gaming si affidano alle collaborazioni con streamer che pubblicano delle live di gameplay, durante le quali riprendono l’andamento della partita del videogame di cui fanno lo sponsor.
Un esempio di marketing su Twitch è sicuramente l’evento Formula E Unlocked di Porsche, tenutosi nel 2019, in cui si promuoveva il nuovo modello 99X Electric. Attraverso una live in modalità gioco durata quattro ore, gli spettatori erano portati a interagire con la diretta Twitch attraverso domande e votazioni. Obiettivo finale è stato il reveal della nuova automobile.
Questo evento online ha utilizzato gli strumenti di Twitch per promuovere il brand e il prodotto tra i giovani, grazie anche all’utilizzo di un tone of voice da gamer.
Dalle live e video blog ai micro blog di Twitter. In questo social è possibile esprimersi utilizzando pochi caratteri e soprattutto aggiungendo hashtag tematici da seguire. Di solito è usato per raccontare o commentare eventi e programmi tv. Puoi utilizzare il tuo profilo come un blog e cominciare conversazioni e connettersi in real time commentando macro argomenti e creando così una vera e propria community. La fascia d’età più presente è quella dai 25 ai 35 anni ed è lievemente superiore la presenza di genere maschile (53%).
Secondo le statistiche sui comportamenti, il 73% degli utenti Twitter è molto interessato a provare nuovi prodotti e il 97% di loro influenza l’acquisto da parte di parenti e amici di prodotti di cui ha sentito parlare sulla piattaforma. Gli argomenti più trattati sono film, musica, viaggi e food. E proprio nell’ambito food, un brand come Oreo riesce ad arrivare con efficacia al suo target tramite il suo tone of voice creativo e soprattutto utilizzando l’elemento più forte della piattaforma: l’hashtag. Guidati dall’hashtag #MyOreoCreation, gli utenti hanno seguito e partecipato al contest. La notorietà del brand sulla piattaforma è aumentata e anche le relative vendite dei prodotti promossi dal contest.
Ultimo ma non meno importante è LinkedIn. Linkedin è utilizzato soprattutto per fare rete tra professionisti di settore più o meno esperti, offrire e cercare lavoro e parlare di sé e della propria azienda attraverso successi lavorativi o trend topic. I profili personali e le pagine aziendali sono delle vetrine professionali, una specie di CV interattivi, dove puoi conoscere l’esperienza della persona o del brand e confrontarti su argomenti riguardanti il mondo del lavoro o scoprire novità di settore. Il tone of voice utilizzato è più formale, quasi istituzionale. I tool a disposizione dell’azienda sono sia gratuiti che a pagamento e riguardano principalmente il recruiting. L’età media degli utenti è stimata sui 44 anni e la vendita di prodotti e servizi è orientata più a un business B2B che B2C. Sicuramente in questa piattaforma l’intrattenimento è inferiore all’informazione ma è comunque un elemento presente utilizzato da alcune pagine (spesso sotto forma di meme) per ironizzare su alcuni aspetti del mondo del lavoro. Un esempio a riguardo è sicuramente Legolize, che è riuscito a utilizzare l’ironia del meme anche su Linkedin per parlare di temi riguardanti il mondo del lavoro (soprattutto digitale). In maniera originale è riuscito a spostare il focus dai temi simpatici al merchandising e al videogioco di loro produzione.
Dopo aver conosciuto i dettagli su target e obiettivi di tutti questi social e su come sono stati usati in modo efficace dai grandi brand, ora tocca a te scegliere le piattaforme più adatte al tuo business.
Grazie a queste informazioni e all’analisi del tuo pubblico, sarai capace di creare una strategia che, con contenuti diversificati, riesca ad arrivare al tuo cliente-tipo.
Ovviamente questa scelta certosina del social adatto è una prerogativa delle PMI che possiedono un budget medio-basso e hanno bisogno di investire su una fetta altamente inerente al prodotto per poter raggiungere l’obiettivo.
Grandi brand e grandi budget sono presenti su tutte le piattaforme social con la giusta strategia di diversificazione dei contenuti. Lavorando su grande scala hanno la possibilità di raggiungere un target più ampio, che sappia coinvolgere e avvicinare anche un pubblico che non corrisponda necessariamente alla loro buyer persona.
Il mondo dei social network e del digital marketing è molto variegato e tutto da scoprire. Per fare la scelta giusta c’è sempre bisogno di aggiornarsi e conoscere al meglio l’argomento.
Se vuoi saperne di più, non ti resta che seguirci su Facebook, Instagram e LinkedIn, dove pubblicheremo tutti gli aggiornamenti della nostra guida “How to navigare sul web e non disperare”.
Nel frattempo puoi commentare l’articolo sui nostri profili e farci sapere qual è il social adatto per la tua azienda. Oppure puoi affidarti a noi per una strategia su misura per te!
Coming soon… Ti aspettiamo nel prossimo articolo!