La brand identity è uno strumento fondamentale per il successo di un marchio. Come accade per le persone, anche le aziende hanno dei tratti distintivi sia estetici che caratteriali.
Più nel dettaglio, la brand identity è costituita dalla visual identity, che si occupa dell’impatto visivo del marchio e dall’insieme dei valori che lo costituiscono.
La visual identity non è quindi da confondere con la brand identity perché ne costituisce solo una parte! Questa rappresenta il modo in cui un’azienda si racconta ai clienti attraverso la scelta del nome, del logo, della palette di colori, del font e del design del packaging… la sua importanza non è da sottovalutare perché determina la riconoscibilità del brand agli occhi del cliente.
L’estetica non è tutto e questo vale anche per i brand! La personalità di un’azienda è determinata dalla sua mission, dalla sua vision e dall’insieme dei valori che abbraccia e incarna.
La mission di un’azienda rappresenta l’insieme degli obiettivi a breve termine che l’azienda si augura di raggiungere, differenziandosi dalla vision, che invece fa riferimento agli obiettivi da conseguire nel lungo termine.
I valori del brand incarnano invece la sua filosofia e la sua cultura aziendale. Una visione definita dei valori dell’azienda porta a una determinazione chiara e coerente sull’identità assunta.
La brand identity rappresenta uno degli ingredienti fondamentali per la popolarità di un’azienda… attraverso un’identità chiara e ben definita, il consumatore può infatti immedesimarsi nel brand e preferirlo ai suoi competitors. È un concetto che si basa sulle emozioni che l’azienda riesce a trasmettere al consumatore ogniqualvolta si presenta un’interazione fra i due.
La domanda da porsi è che sensazioni voglio trasmettere al mio pubblico e in che modo? Scopri la personalità della tua azienda e trasferiscila al tuo target di riferimento.
Per prima cosa, è necessario delineare una brand philosopy… d’altronde se non conosci la tua azienda, i suoi valori e obiettivi, come puoi pretendere di andar lontano?
Poniti una serie di domande: di cosa si occupa la tua azienda?, a che pubblico si riferisce?, cos’ha di speciale e come si distingue dai suoi competitors?, quali sono gli obiettivi del tuo business?, quali sono i vantaggi e i benefici che il cliente ne trae affidandosi al tuo brand? … soltanto dopo esserti risposto alle giuste domande potrai proseguire nel cammino di creazione di una brand identity solida.
Per rimanere impresso nella mente del consumatore, il brand ha bisogno di un nome che sia d’impatto e allo stesso tempo evocativo. Questo è un passaggio da non sottovalutare perché rappresenta il filtro attraverso il quale il cliente percepirà ogni interazione con i prodotti dell’azienda. È importante controllare sempre se il nome del marchio è stato già registrato da altri!
La creazione del logo rappresenta una delle fasi più decisive per il successo dell’azienda. È necessario che il logo sia nel contempo unico, creativo, riconoscibile e in linea con il messaggio che si vuole trasmettere. Da non sottovalutare la scelta dei colori in palette e del font da utilizzare, che dovranno essere coerenti con l’emozione e i valori che si vogliono comunicare nell’interazione col consumatore.
A tal proposito è necessario aprire una piccola parentesi… conosci la differenza tra pittogramma, logotipo e logo? No? Nessun problema!
Leggi il nostro articolo “Le differenze tra logo e marchio: facciamo chiarezza” in cui approfondiamo l’argomento.
Collegandosi al concetto precedente di visual identity, l’immagine coordinata rappresenta l’insieme di tutti gli elementi grafici che compongono l’identità di un brand. Se le aziende fossero persone, l’immagine coordinata rappresenterebbe lo stile di ciascun brand. Ci sono persone più eccentriche, altre più semplici, altre più eleganti… e così è lo stesso con le aziende!
Partendo dal design del marchio, si delinea la presentazione grafica, che verrà poi utilizzata per l’immagine del brand offline (es. biglietti da visita, brochure, carta intestata, volantini ecc) e l’immagine del brand online (es. tema del sito web / e-commerce, profili sui social network, ecc).
La definizione di una strategia comunicativa rientra nella lista di cose da fare per costruire una brand identity solida ed efficace!
Ogni azienda ha una propria personalità, distinguibile anche attraverso il tono di voce! Preferisci un tono di voce amichevole o distaccato per la tua azienda? Colloquiale o professionale? Ironico o burocratico? Delinea attentamente un tone of voice, che sia in linea col target di riferimento e il messaggio che si vuole veicolare.
La scelta delle parole, il linguaggio assunto, lo stile di scrittura e il tono emotivo sono elementi che contribuiscono a umanizzare l’azienda rendendola più vicina al consumatore.
Se pensi che la brand identity della tua azienda non sia chiara e ben definita, affidati a noi di Holly Agency. Sapremo incarnare alla perfezione i valori del tuo business e sapremo rappresentare al meglio l’immagine che vuoi trasmettere al tuo target di riferimento.
E come tutte le cose belle finiscono, anche questo articolo è giunto ai titoli di coda… ma non preoccuparti, non mancheranno altri articoli d’approfondimento!
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A presto!
La storia e la letteratura, anche se a volte possono essere tra le materie più noiose, ci hanno insegnato una cosa importante: che da sempre l’essere umano è alla ricerca incessante di storie.
Le storie sono state la prima forma di ricerca, il primo tipo di spiegazione sull’origine del mondo e dei suoi fenomeni; le storie hanno accompagnato la definizione delle identità dei popoli antichi e hanno plasmato la nostra cultura.
E perciò non è un caso che anche il marketing, dopo un lungo periodo di pubblicità che miravano dritto al portafoglio degli utenti, abbia deciso di cominciare a puntare al loro cuore. È così che è nato lo storytelling.
Letteralmente, lo storytelling è l’”arte del narrare”, ma la traduzione più esatta sarebbe “affabulazione”. Quindi, attraverso il racconto si può fare presa sull’inconscio di un utente, che rimane affascinato involontariamente dalla bellezza di un’emozione.
L’arte del narrare, come abbiamo visto, è strettamente legata alla natura umana e alla sua esigenza di identificarsi nei racconti, di trovare al loro interno le risposte che con fatica riescono a trovare nella vita di tutti i giorni.
Una correlazione emotiva tanto forte giustifica facilmente l’attaccamento dell’uomo a una forma di condivisione così arcaica, eppure ancora così contemporanea. Le storie riescono, ancora oggi, a rendere comunicabile anche ciò che non riusciamo a esprimere in maniera razionale.
Neanche i social sono immuni al fascino senza tempo dello storytelling, e lo dimostrano i dati stilati dall’annuale report digitale di Hootsuite e WeAreSocial. Al livello globale, è in crescita la percentuale di persone che utilizza i social media per leggere e conoscere nuove storie.
E i dati diventano ancor più significativi se si guarda il report italiano: schizza al 46.7% la percentuale di utenti che ricercano nuove storie con cui intrattenersi. Non a caso, negli ultimi tempi i social network stanno subendo una chiarissima evoluzione, che li sta portando a posizionarsi non più come piattaforme di connessione tra persone, ma come piattaforme di intrattenimento (seguendo l’esempio del sempre più celebre TikTok).
Se all’inizio erano solo i grandi brand a creare storie per far presa sulle emozioni degli utenti dell’Internet, adesso la tecnica dello storytelling è diventata pop e si è adattata alle logiche del web marketing. Anche i profili di piccole imprese, ormai, hanno una struttura narrativa che abbraccia tutti i canali online (e anche offline!) su cui sono presenti.
Dalle foto al copywriting, dagli articoli sul blog alla pagina del sito web “Chi siamo”, fino alle descrizioni dei prodotti su un e-commerce: tutto è potenzialmente uno strumento per raccontare la storia bella, emozionante e coinvolgente del brand e della sua filosofia.
Attraverso il racconto della vita aziendale, gli utenti vengono condotti per mano alla scoperta di un mondo tanto professionale quanto umano, fatto di persone che lavorano con passione e impegno, fatto di colleghi che sanno ridere e darsi una mano quando ce n’è bisogno.
L’introduzione della figura umana nel racconto social è diventato un punto indispensabile dello storytelling, perché consente agli utenti di affezionarsi ai dipendenti, alle loro avventure aziendali e, di conseguenza, al brand che rappresentano.
Il compito primario dello storytelling è emozionare, è vero, ma dietro c’è molto di più! Vediamo insieme quali sono i 5 obiettivi che si possono raggiungere quando si decide di raccontare una realtà:
Ideare delle storie, scriverle e arrivare al cuore delle persone è un lavoro impegnativo, soprattutto quando bisogna costruire una narrazione al livello aziendale. Come in ogni cosa, per diventare un bravo storyteller c’è bisogno di sensibilità innata ed esercizio continuo.
Ma, ovviamente, non mancano dei piccoli segreti che possono aiutare a comprendere meglio questo mondo, ancora poco conosciuto ma ricco di spunti, emozioni, creatività e tante, tantissime parole! A dare questi consigli è Andrea Fontana, uno dei maggiori esperti italiani di storytelling.
La penna di uno scrittore è un arco ben teso, che sostiene una freccia appuntita: la storia. E l’arciere, cioè lo scrittore, deve sempre assicurarsi di scagliare la freccia con la punta più affilata. Soltanto così si può far breccia nel cuore di un lettore, risvegliare in lui sentimenti assopiti o fargliene scoprire di nuovi, creare un legame empatico.
Nel 2023 è impossibile pensare di comunicare e scrivere storie utilizzando un unico canale. Le strade dello storytelling sono infinite e legate tra loro a doppio filo: la storia che viene raccontata su Facebook deve continuare necessariamente su Instagram, ma anche sui cartelloni pubblicitari e in TV, e sui volantini, durante gli eventi, sulle grafiche, sui testi del sito, tramite ADV e anche attraverso gadget ed eventi offline… insomma, tutto è narrazione!
Che fatica costruire un mondo nuovo! È vero, mettere in moto la fantasia e inventare qualcosa di nuovo è sempre complicato, ma le cose cambiano (e di molto) se pensiamo a quante storie si nascondono nelle vite degli sconosciuti che ci passano accanto mentre camminiamo per la strada. Ecco, questo è un esercizio utile per approcciarsi al mondo dello storytelling: provare a immaginare la vita del nostro vicino di casa o di quella persona che vediamo tutti i giovedì al supermercato…
Può la narrazione essere guida della realtà? Assolutamente sì! Spesso, riflettere sulla storia che stiamo scrivendo e sulla direzione che vogliamo prendere offre spunti interessanti per rimodellare un aspetto ancora incompleto o poco chiaro dell’identità di un brand.
Le serie TV devono fare un po’ di spazio, nel mondo dell’intrattenimento, anche alle “serie social”. Lo storytelling, infatti, non si esaurisce nel tempo di un post, ma continua il suo viaggio lungo una serie di contenuti che partono dai social e che, come abbiamo detto, raggiungono tutti i mezzi di comunicazione online e offline per creare un filo conduttore solido, a cui fare facilmente riferimento.
Anche lo storytelling digitale ha bisogno di un protagonista che sappia condurre la narrazione in modo magistrale. I racconti online tendono ad affidarsi sempre più a un singolo personaggio (che può essere anche l’autore del racconto) per dare un punto di vista soggettivo e generare identificazione negli utenti.
Con performance non si intende la finzione narrativa, ma la capacità dello storytelling di generare azioni da parte degli utenti. Una storia raccontata con le parole giuste risveglia, in maniera istintiva, delle emozioni e successivamente riflessioni e approfondimenti che l’utente compie in autonomia, E quindi la narrazione diventa cultural activator per la community che le sta intorno.
Anche noi di Holly Agency abbiamo molto da raccontare!
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Alla prossima!
Il Safer Internet Day, istituito dalla Commissione Europea nel 2004, si celebra ogni martedì della seconda settimana di febbraio, con lo scopo di sensibilizzare l’utilizzo a volte improprio e pericoloso del web soprattutto da parte dei più giovani. Nel corso degli anni in oltre 100 Paesi, questo evento è diventato una ricorrenza di riferimento fra istituzioni, organizzazioni, studenti e genitori.
Tante sono le insidie che il web nasconde. A prima vista Internet può apparire come il Paese dei Balocchi dove tutto sembra possibile e perfetto, ma spesso la realtà è molto più ingannevole e beffarda.
Generazione Z (nati tra il 1997 e il 2012) e Millenials (nati tra il 1981 e il 1996) sono le generazioni più colpite da due fenomeni che si stanno sempre più evolvendo e diffondendo all’interno della società: il cyberbullismo e il revenge porn.
Il cyberbullismo è un atto di prepotenza e violenza, che può colpire 24 ore su 24 e anche in forma anonima.
Il revenge porn, invece, rappresenta la condivisione pubblica di immagini o video intimi tramite Internet, senza il consenso dei protagonisti degli stessi istituendo così una condanna eterna per la sua vittima.
È per questo motivo che è importante educare le generazioni più giovani (e non solo) all’uso consapevole della rete.
Questo è lo slogan scelto dalla Commissione Europea per promuovere la giornata. “Insieme per un Internet migliore”… ma cosa significa? In occasione del Safer Internet Day, tutte le scuole d’Europa e i partner del progetto si impegnano nella promozione di un “Internet sicuro” e nella divulgazione di una “guida responsabile” all’uso del web per preservare l’incolumità degli adolescenti.
Ecco spiegati in breve i punti principali di questa guida, che racchiudono i principali pericoli che il web può riservare ai suoi utenti, senza distinzione d’età.
La tecnologia non è né buona e né cattiva, dipende dall’uso che se ne fa.
In un periodo in cui siamo tutti sempre connessi, sarebbe opportuno ogni tanto staccare un po’ per ricollegarsi con la realtà.
Non dimentichiamoci però che Internet offre anche tante opportunità vantaggiose, che approfondiremo nei nostri prossimi articoli.
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A presto!
A partire dal 1° luglio 2023 Google Universal Analytics (UA) cederà il passo a Google Analytics 4 (GA4): cosa cambia tra i due strumenti?
Google Universal Analytics (UA) accompagna l’analisi dei dati online dal lontano 2005 e per molte aziende è stato uno strumento prezioso per leggere le tendenze del momento e costruire delle strategie di marketing, basate sui dati raccolti dalla piattaforma. Già dal 2022, però, aveva cominciato a farsi strada Google Analytics 4 (GA4), uno strumento di monitoraggio dei dati più giovane e completo, che presto sarà l’unica piattaforma di analisi dei dati offerta da Google.
Il 30 giugno 2023 sarà l’ultimo giorno di attività per Google Universal Analytics, che continuerà a conservare i dati raccolti anche dopo il termine del suo solerte lavoro. Dal giorno successivo, Google Analytics 4 rimarrà solo soletto a raccogliere e analizzare dati.
Come ci dice lo stesso Google, Google Analytics 4 è un nuovo insieme di report e dati di Google Analytics, associati a uno o più siti web e app, e progettata per le soluzioni di misurazione del futuro.
Quindi, di preciso, a cosa serve GA4?
Proprio come il suo collega ormai prossimo alla pensione, lo scopo di GA4 è quello di raccogliere il maggior numero di dati possibili, a partire dalle impostazioni stabilite in fase di settaggio dagli esperti. Per le aziende e le agenzie che lo utilizzano, i numeri e i grafici estremamente dettagliati stilati dal programma saranno la base di partenza per analizzare l’andamento di un brand, il successo delle strategie di marketing messe in atto e le modifiche da apportare per migliorare i risultati.
È inevitabile che il vecchio lasci spazio al nuovo e così succede anche (soprattutto!) con i tool tecnologici, indispensabili compagni di viaggio verso l’innovazione. La nuova versione di Google Analytics è stata progettata con l’intento di apportare delle migliorie a un sistema già impeccabile, ma che non era al passo con le più recenti esigenze di mercato.
Inoltre, con le regolamentazioni sempre più stringenti sulla privacy, era necessario creare un sistema di analisi dei dati tanto attendibile quanto rispettoso della riservatezza degli utenti.
Tutto questo è Google Analytics 4!
Sono tanti i cambiamenti che GA4 apporterà, ma ce ne sono 5 particolarmente importanti, perché aiuteranno i marketer di tutto il mondo a beneficiare di dati chiari e facilmente leggibili.
Le intelligenze artificiali sono ormai parte della nostra vita e Google ha studiato anni e anni per sfruttarle al meglio nelle analitiche dei suoi strumenti! Assieme alle AI, anche le machine learning aiutano la decodifica dei dati ricevuti e sviluppano analisi predittive, permettendo di migliorare le performance aziendali. Grazie all’utilizzo di queste nuove tecnologie, GA4 è in grado di fornire le tendenze significative di ricerca per ogni settore, basandosi sulla onnipresente e onnisciente analisi dei dati.
Il servizio viene ulteriormente arricchito dall’implementazione di metriche che indicano la somma di possibili ricavi derivanti da un gruppo specifico di clienti, permettendo di comprendere quali sono le loro nuove esigenze e studiare strategie ad hoc per ogni tipologia di utente.
A beneficiarne saranno le azioni di previsione, che permetteranno di prendere decisioni più sicure per aumentare il ROI.
A differenza della versione precedente, GA4 riesce a incanalare nelle sue statistiche i dati non solo provenienti dai siti web, ma anche dalle app legate al sistema. Un’implementazione tanto importante ha dei risvolti significativi al livello di strategia di marketing: attraverso le interazioni compiute dagli utenti con le campagne Google, i canali social, i siti web, l’e-mail marketing e le app collegate al sistema di analisi dei dati, Google Analytics 4 identifica le azioni dei singoli visitatori e, in autonomia, evita di chiedere loro di compiere azioni simili a quelle appena compiute, allontanando così la possibilità di incorrere nell’effetto spam.
In parole povere: un utente che finalizza un acquisto viene automaticamente depennato dalla lista di persone a cui indirizzare il retargeting di un ADV.
Google Universal Analytics misurava dati suddivisi per piattaforma o dispositivo, ma con la nuova versione di GA4 gli utenti di internet e le loro abitudini di navigazione sono diventati protagonisti delle metriche.
Grazie a questa innovazione cambia l’approccio che le aziende hanno con i clienti, il cui ciclo vitale viene tracciato dal primo contatto fino all’acquisto, per comprendere meglio quali sono le abitudini dei naviganti del web. Per facilitare questa operazione, GA4 mette a disposizione report puntuali, ordinati e consultabili in tempo reale.
Con tutte le nuove normative sulla privacy in vigore a livello italiano ed europeo, anche Google ha implementato nella nuova versione di Analytics delle funzioni che le rispettano. Il sistema di GA4 include anche un’opzione che guida gli inserzionisti al rispetto della GDPR e permette agli utenti di acconsentire all’utilizzo di dati per la profilazione di Analytics o per la sola visualizzazione di inserzioni di advertising.
Se credete che l’imminente scomparsa dei Cookies dai siti web sia un problema per GA4, state certi che Google ha pensato proprio a tutto: anche in contesti Cookie-less, le informazioni legate agli utenti potranno essere tracciate senza intaccare nessuna normativa!
Novità assoluta di Google Analytics 4 è la possibilità, per gli utenti, di richiedere la cancellazione di dati personali, non strettamente indispensabili per l’analisi delle metriche elaborate dalle AI. Infatti, le intelligenze artificiali riescono a supplire a queste mancanze ricostruendo le abitudini di navigazione degli utenti.
O forse no?
Il complesso mondo di Google Analytics ha ancora bisogno di ulteriori specifiche, che approfondiremo nei nostri prossimi articoli. Per rimanere sempre aggiornati sulle novità della nostra guida “How to navigare sul web e non disperare”, non dimenticate di seguirci sui nostri canali Facebook, Instagram e Linkedin!
A presto!
In questo articolo ti spiegheremo qual è il lavoro di Holly, la web agency con sede a Bari e Milano, che conosce tutti i segreti e le potenzialità del digital! Infatti, dovunque nel mondo Internet è diventato uno strumento indispensabile non solo nella vita personale, ma anche e soprattutto in quella professionale. Per questo esistono delle agenzie che conoscono il mondo del web come il palmo della propria mano. Ed è a queste che devi affidarti per avere una strategia efficace e dei risultati certi.
Se non sai a chi rivolgerti, sei nel posto giusto! Noi di Holly Agency ti aiuteremo a sviluppare tutte le potenzialità del tuo brand o della tua attività, sia online che offline. Con i nostri servizi, mirati alla comunicazione a 360°, saremo molto più di una ordinaria web agency: dalla gestione dei social, alla creazione e monitoraggio delle campagne di advertising, dal design e sviluppo del tuo sito web fino alla scrittura di contenuti in ottica SEO, ti guideremo alla conquista della brand awareness e di una posizione ben definita sulle piattaforme online.
I servizi di una web agency sono molto diversi tra loro e sono tutti mattoncini indispensabili per costruire la reputazione online di un brand. Perciò le figure professionali che si occupano delle varie sfere di azione sul web sono tante. Ognuna di loro è specializzata nel proprio ambito e sa esattamente cosa fare per assicurare ai nostri clienti i migliori risultati!
Ma quindi, cos’è che fa esattamente una web agency? Scopriamolo insieme!
Per definizione, una web agency è un’agenzia che si occupa di tutto ciò che compete la vita online delle attività commerciali dei suoi clienti. Alla base del suo lavoro c’è sempre uno studio preliminare del cliente e del suo prodotto o servizio, seguito da un’analisi del mercato. Non mancano anche indagini sui possibili utenti del prodotto: si stabiliscono comportamenti d’acquisto, interessi e dati demografici più o meno dettagliati per avere un’idea del consumatore-tipo che verrà targettizzato. Uno studio così approfondito serve per delineare le strategie più efficaci per rendere l’attività commerciale di un cliente competitiva sul mercato e interessante e appetibile per chiunque capiti sui suoi canali online!
Come abbiamo già detto, una web agency si occupa di tutti gli aspetti legati alla presenza online di un’attività:
Tra i tanti servizi che Holly Agency offre, c’è la realizzazione di siti web di ogni genere e tipo nella zona di Bari. Abbiamo già realizzato diverse tipologie di pagine con esiti molto positivi, spesso supportati da strategie legate ai social network. A partire dalle esigenze dei nostri clienti, progettiamo siti one-page (con una sola pagina di consultazione), landing page (pagine di atterraggio) ed e-commerce con booking kit integrato.
Sul territorio barese, ci sono molte realtà innovative e interessanti, che potrebbero aumentare la loro efficacia grazie a una strategia digitale integrata. Holly Agency ha già aiutato alcune di queste aziende, afferenti all’ambito food e viaggi. Per loro abbiamo sviluppato siti web attrattivi ed e-commerce strutturati, che hanno permesso di migliorare i risultati giorno dopo giorno.
La nostra competenza non si limita ad ambiti specifici o a settori merceologici circoscritti, anzi! Il nostro team è sempre pronto ad accogliere qualsiasi sfida digital che stimoli la mente e la creatività, e che sia faccia crescere ancora le potenzialità economiche della nostra terra!
Dalla nostra esperienza nel settore digital è emerso che, nell’ambito dello sviluppo web, il prodotto più richiesto è senza dubbio la landing page, utile strumento per raggiungere nuovi contatti e potenziali clienti.
La creazione di una landing page va a braccetto con l’ideazione di una campagna di sponsorizzazione. Meta, Google (e adesso anche TikTok!) mettono a disposizione i loro spazi pubblicitari, dotati di CTA (call to action) su cui l’utente può cliccare. Una volta spinto il pulsante, l’utente “spicca il volo” per poi planare sulla pagina di atterraggio (in inglese “landing page”).
La landing page è una pagina singola senza via di uscita, che spinge a visualizzare i suoi contenuti e, infine, a compilare un form e chiedere informazioni. A tutti gli effetti, questa tipologia di pagina web è ottimizzata per raggiungere conversioni, nuovi contatti e quindi più vendite e più clienti.
Sappiamo che lo spazio di questo articolo è limitato e che, al contrario, il mondo del web e delle web agency è molto complesso, perciò se vuoi conoscerci meglio puoi guardare i lavori che abbiamo realizzato per i nostri clienti.
Seguici anche sui nostri canali social per scoprire com’è la vita di agenzia del team di Holly Agency!
Come sono riusciti i Content creator a guadagnare cifre anche molto elevate attraverso i loro canali YouTube? Questa è sicuramente una tra le domande più gettonate nel mondo del web. Prima di entrare nel dettaglio sulle modalità di monetizzazione offerte da YouTube, facciamo chiarezza rispondendo a una serie di questioni ancora poco chiare.
YouTube paga gli utenti per caricare video?
No, i Content creator non vengono pagati da YouTube per caricare video, né i video sono monetizzati di default. Ma allora come è possibile guadagnare su YouTube? La risposta è molto semplice: con la pubblicità! E come si fa ad ottenere la pubblicità su YouTube? Risposta altrettanto semplice: bisogna diventare un suo partner. Per iniziare a guadagnare su YouTube, occorre attivare le opzioni si monetizzazione dalle impostazioni account, aderendo al Programma partner, al quale si accede solo rispettando determinati requisiti o pubblicando i video su YouTube Premium.
Il “sistema” YouTube
Il sistema principale per monetizzare è quello degli annunci pubblicitari, che possono essere mostrati in vari formati all’inizio, durante o alla fine dei video. Il numero minimo di iscritti al proprio canale deve essere di 1000 utenti e 4.000 devono essere le ore di visualizzazione negli ultimi 12 mesi. Numeri non da poco ma neanche irraggiungibili se si pensa che YouTube risulta il “canale Tv” più visto in Italia, con oltre il 91% di utenti nella fascia tra i 18 e i 54 anni.
Ma il potenziale guadagno non è determinato unicamente dal numero di iscritti o di visualizzazioni; dipende anche dal livello di intrattenimento generato, dal mercato di nicchia a cui ci si rivolge e dai metodi usati per monetizzare. Questo non vuol dire che il numero di iscritti al canale non sia importante, possono esserci, però, altri parametri che ugualmente aiutano a cresce e, di riflesso, a guadagnare. Chiaramente il guadagno dipende anche dall’engagement del proprio pubblico, dal tempo di visualizzazione, dalle interazioni come commenti, dai like (e dislike) e dalle condivisioni video.
Brand & YouTube
C’è anche un altro punto fondamentale. La maggior parte degli Youtuber, dei creator e dei brand non guadagnano esclusivamente con YouTube, ma anche e soprattutto con business paralleli, come la pubblicizzazione e la conseguente vendita dei loro prodotti. YouTube diventa così cassa di risonanza per il proprio business e sicuramente una piattaforma su cui puntare se si vuol avere maggiore visibilità. Molti creator lavorano coi brand per promuovere i prodotti di questi ultimi, diventando dei veri e propri influencer marketing, ed anche i brand, coi loro canali personali, possono sfruttare l’enorme potenziale di questa piattaforma. Di conseguenza un’azienda può utilizzare questa piattaforma per promuoversi, vendere i propri prodotti e aumentare la propria brand awareness.
Un caso esemplare è quello di Clio Zammatteo, conosciuta dai più come Clio MakeUp, che ha cominciato la sua carriera di make up artist creando su YouTube tutorial per principianti. Il suo seguito è cresciuto a dismisura negli anni, tanto da permetterle di diventare una guru nel suo settore e aprire il suo brand di prodotti!
Affiliate marketing
Una metodologia interessante sia per i brand che per i creator è l’affiliate marketing, che consiste nel vendere prodotti di altri e ricevere una commissione per ogni vendita o, al contrario, essere un brand che permette ai Content creator di YouTube di sponsorizzare i loro prodotti e venderli tramite un link apposito. Al giorno d’oggi quasi tutti gli e-commerce, piattaforme online o marketplace sul web offrono un programma di affiliazione, di conseguenza se c’è un qualsiasi prodotto da promuovere, basterà andare sul sito in questione e cercare la voce “diventa un affiliato”.
Le tipologie di collaborazioni sono innumerevoli, a volte imprevedibili, ma solitamente le più note sono le seguenti:
Conclusioni
Riuscire a guadagnare con YouTube è un lavoro a tutti gli effetti, la creazione di contenuti video di qualità altrettanto, e spesso servirà avvalersi della collaborazione di videomaker professionisti. Costanza e perseveranza sono le parole d’ordine, e il risultato non si farà attendere.
Se vuoi avere maggiori informazioni su questo argomento come su tutto il mondo del digital marketing non devi fare altro che seguirci su Facebook, Instagram e LinkedIn e leggere gli articoli della nostra guida “How to navigare sul web e non disperare”!
Alla prossima!
Con l’avvento di Internet e, ancor di più, con lo scoppio della pandemia, il world wide web è diventato elemento indispensabile della nostra quotidianità. Nessun settore è rimasto immune al fascino della ragnatela, nemmeno quello dei viaggi, che ha fin da subito approfittato dei grandi vantaggi di un’esposizione su larga scala. Così hanno cominciato a prendere piede le OTA (Online Travel Agency) come Booking e Airbnb. Ma, a lungo andare, il loro utilizzo da parte delle strutture è diventato dispendioso a causa degli alti costi di commissione, dando inizio a una nuova rivoluzione digitale. Sono sempre di più le agenzie di viaggio e i tour operator che scelgono di far sviluppare e-commerce per il turismo. In questo modo possono gestire in autonomia le loro prenotazioni in maniera ordinata e senza costi aggiuntivi!
Le OTA si configurano a tutti gli effetti come rivenditori online di qualsiasi tipo o categoria di viaggi (o di accessori a essi collegati). Infatti, utilizzando i canali di online travel agency è possibile prenotare qualsiasi tipo di servizio, dall’hotel in cui pernottare ai voli, dal noleggio auto fino alle attività da svolgere durante la vacanza.
A tutti noi, da viaggiatori e turisti, sarà capitato almeno una volta di utilizzare questi strumenti (basti pensare ai diffusissimi Booking, Airbnb o Skyscanner) perché hanno innegabili vantaggi per chi ha in programma un’imminente partenza.
Le agenzie viaggi che scelgono di essere presenti su queste piattaforme sono avvantaggiate sotto molteplici punti di vista. Ma anche i vantaggi offerti dalle OTA mostrano come avere un e-commerce sia la strategia migliore per avere un guadagno sicuro e immediato!
Proprio grazie alla particolare attrattiva che le OTA hanno sui turisti, far parte delle promozioni presenti sui loro siti o sulle loro app permette di avere una visibilità non da poco. Le online travel agency diventano a tutti gli effetti un canale promozionale!
In seguito alla ricerca, buona parte dei turisti, dopo aver trovato la struttura, l’attività o il servizio di loro interesse, visiterà direttamente il loro sito. E, a questo punto, bisogna farsi trovare preparati:
Per questo è importante avere sempre pronta una buona strategia di vendita e un buon e-commerce!
La grande diffusione delle OTA in tutto il mondo permette ai loro siti di essere fruiti da un’audience estesa, nonché di tradurre le offerte in qualsiasi lingua. Inoltre, per tracciare quanto più pubblico possibile, rimangono costantemente aggiornate sulle tendenze dei consumatori e sulle migliori strategie di vendita da seguire.
Tuttavia, le OTA non tengono traccia delle prenotazioni totali di ogni attività, portando a un rischio di over-reach. Questo implica che non tutte le prenotazioni potranno essere soddisfatte e, di conseguenza, a un possibile aumento di cattiva reputazione delle attività.
Come evitare una simile evenienza? Ovviamente sviluppando un e-commerce per il tuo sito di viaggi!
La presenza sui canali di online travel agency è gratuita, ma nel momento della prenotazione scatta il pagamento immediato. La percentuale parte dal 15% fino ad arrivare al 20%. Certamente si tratta di una commissione non da poco per le agenzie, che si vedono costrette ad aumentare il prezzo delle offerte pur di colmare i costi imposti dalle piattaforme OTA. Queste modalità, a lungo andare, rischiano di inficiare il rendimento economico delle aziende e di portarle ad avere più perdite che guadagni sulla singola prenotazione.
I trend degli ultimi anni hanno visto salire in maniera esponenziale la conversione di molte attività alla realtà online, attraverso l’apertura alla vendita e-commerce. Una prospettiva già in aumento, che la pandemia ha senza dubbio velocizzato e stimolato.
E anche le agenzie di viaggio e turismo italiane non si sono lasciate sfuggire l’occasione di innovarsi. Infatti, cavalcando l’onda dell’e-commerce, nel 2021 hanno registrato un aumento di vendite online del +55% rispetto all’anno precedente.
Per prima cosa, un e-commerce ha bisogno di essere popolato di contenuti, perciò devi assicurarti di avere pacchetti, offerte e soluzioni di viaggio da proporre agli utenti del tuo sito.
Dopo di che dovrai dare ai turisti il modo di prenotare attraverso il tuo sito. Per farlo dovrai installare sull’e-commerce un booking engine, cioè un sistema centralizzato che ti permetterà di tenere traccia di tutte le prenotazioni effettuate.
Per sviluppare un e-commerce per il tuo sito di viaggi rivolgiti a chi ha esperienza e sa esattamente di cosa hai bisogno per migliorare le tue prestazioni online!
Le online travel agency sono ormai parte integrante delle nostre decisioni di viaggio, ma disintermediare dai canali OTA non solo è un’opzione valutabile, ma addirittura percorribile (e con successo)!
Scegliere di rendersi indipendenti da questi sistemi porta più vantaggi economici di quanto si possa pensare, senza rinunciare alla comoda visibilità che si può guadagnare tramite le online travel agency.
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A presto!
I canali social sono degli agglomerati virtuali di emozioni, e sono proprio queste emozioni che bisogna riuscire a smuovere utilizzando immagini e grafica appropriate. Riuscire a farlo vuol dire aumentare l’engagement della nostra pagina e, di riflesso, acquisire nuovi potenziali clienti.
È importante sapere che, la nostra mente, elabora un messaggio visivo in modo molto più veloce rispetto ad un testo scritto (circa 60.000 volte più rapidamente). Inoltre, poiché la comunicazione si basa principalmente su elementi non verbali, è importante che il contenuto visivo sia tendenzialmente universale, trasversale e soprattutto impattante.
Il fattore emozionale non è da sottovalutare: a differenza, infatti, della lettura di un testo, guardare un’immagine è un’attività che provoca molto più velocemente e molto più comunemente, emozioni nuove. Questo significa che lo sviluppo di un piano di marketing visivo è più rilevante che mai, soprattutto in un contesto come quello dei social, dove a vincere è il contenuto visivo.
D’altro canto è importante garantire che i clienti sappiano esattamente chi sei nel momento in cui vedono i tuoi contenuti su qualsiasi canale. In questo senso risulta fondamentale ideare un buon visual concept, non solo per la creazione di contenuti grafici, ma anche per la comunicazione digitale, di marketing e codice web.
Vediamo nel dettaglio come il visual concept del proprio brand può essere rivisitato a seconda della piattaforma e/o supporto utilizzato. Coerenza e adattabilità sono le due parole d’ordine da tenere sempre a mente ogni volta che si realizzano contenuti visivi. Ma coerenza verso cosa? La risposta è semplice.
Quando si progettano delle grafiche per i social network bisogna rimanere fedeli al concept del brand senza stravolgerlo ma allo stesso tempo adattarlo ai vari formati e contesti virtuali, inoltre i contenuti devono essere connessi fra di loro per una maggiore comprensione del brand e del suo messaggio.
Importante sarà aver creato a monte un brand abbastanza flessibile da potersi esprimere in nuovi ambiti senza perdere la sua identità.
È necessario scegliere elementi grafici di impatto e limitare il testo, cercando di attirare l’attenzione dei visitatori occasionali per invogliarli a saperne di più, magari interagendo col post. Le grafiche non dovrebbero essere troppo ridondanti o piene di elementi visivi, bensì semplici e altamente impattanti.
Parola d’ordine: colpire l’utente.
Personalizzare il più possibile lo spazio a disposizione, includendo il logo del proprio brand e assicurandosi che lo sfondo, i colori e il font rispecchino il visual concept scelto. Molti social network si differenziano notevolmente per target, contenuti e formati, quindi bisognerà stare attenti affinché venga garantita la coerenza tra le diverse piattaforme, pur potendone diversificare i contenuti. Le immagini devono essere nitide e di qualità. Se le foto sono reali ancora meglio. Evitiamo, laddove sia possibile, le immagini stock., per trasmettere al meglio il valore di unicità espresso dal nostro brand.
Ogni piattaforma di social media prevede requisiti diversi e aggiornamenti da fare con una certa frequenza, soprattutto per quanto riguarda orientamento e contenuto. Importante sarà aver creato un brand abbastanza flessibile da potersi esprimere in nuovi ambiti senza perdere la sua identità. L’immagine si deve adattare a diversi formati poiché ogni social ha un suo formato “preferito” (Instagram quadrato, Facebook orizzontale, Pinterest verticale, ecc..), e rispettare delle regole di composizione, la famosa regola dei terzi. Inoltre bisogna mantenersi sempre in linea con il target del brand.
Se ci sono delle scritte sovrapposte, il font deve essere leggibile e sempre coerente con il brand e il target di riferimento; il colore deve essere in contrasto con lo sfondo e bisogna fare attenzione alle dimensioni e alla quantità di testo che inseriamo, soprattutto se l’immagine viene sponsorizzata (su Facebook).
Assicurarsi che l’immagine grafica elaborata sia adattabile su piccolo formato (smartphone e tablet) è fondamentale, limitando il testo, semplificando lo sfondo e dando risalto al soggetto.
Poiché alcuni formati tagliano le immagini, è importante collocare al centro gli elementi chiave e ritagliare le immagini in modo da mostrare i dettagli del soggetto scelto.
Ogni brand provoca una reazione emotiva. Pensiamo al nostro negozio preferito. Cosa ci trasmette? Lo troviamo accogliente, raffinato, rassicurante ed affidabile? In questo senso anche l’immagine del brand deve trasmettere le stesse emozioni, non solo quando viene utilizzata per il sito web, l’e-commerce o prodotti stampati, ma anche sui vari social network. Promuovere un brand vuol dire raccontare una storia, e con la realizzazione di grafiche social noi facciamo proprio questo.
Altro aspetto importante, come abbiamo accennato prima, è l’utilizzo del font corretto, fondamentale per trasmettere il messaggio e i valori del nostro brand. Il grande potere comunicativo che ne deriva rende essenziale imparare a riconoscere, scegliere e usare i caratteri secondo i progetti e gli scopi da realizzare. Il font è uno strumento potente perché, senza rendercene conto, trasmette un umore che influenza profondamente la nostra reazione alle parole che leggiamo.
Sui social network questo aspetto diventa ancora più fondamentale vista la quantità enorme di input ai quali siamo esposti quotidianamente. Di primaria importanza sarà, quindi, riuscire a catturare l’attenzione non solo con grafica e colori ma anche col font giusto, sempre in armonia con l’immagine coordinata.
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Negli ultimi tempi si sente sempre più spesso di quanto la pubblicità su LinkedIn sia efficace. Chiunque vi si sia approcciato ha, però, scoperto i costi dell’ADV sulla piattaforma e si è tirato indietro ancora prima di cominciare.
Allora viene spontaneo chiedersi se spendere così tante energie (e sostanze) dia dei risultati reali e remunerativi e, nel caso di risposta affermativa, come massimizzarli.
In questo articolo analizzeremo il mondo di LinkedIn, la natura del social e scopriremo insieme se fare pubblicità sul social network più istituzionale del web serva davvero.
LinkedIn nasce nel dicembre 2002 dalla mente dell’imprenditore Reid Hoffman e del suo team, che quello stesso anno avevano lanciato con successo il servizio di pagamento online PayPal.
Ancor prima di Facebook (diffuso per la prima volta in rete in rete nel 2004) LinkedIn era un luogo d’incontro virtuale per i professionisti di tutto il mondo, principalmente orientato allo scambio di conoscenze e contenuti riguardanti il B2B. La sua mission era quella di creare reti di comunicazione tra imprenditori e dipendenti «per aumentarne la produttività e il successo». Il ruolo centrale dei rapporti interpersonali lo dimostra anche lo slogan del social, una frase breve e minimale, che condensa i valori su cui LinkedIn è stato fondato:
“Relationships matter”
Uno dei vantaggi della piattaforma è senza dubbio l’elevato trust di cui il social gode, costruitosi con il passare del tempo e accresciuto soprattutto grazie all’esperienza positiva del suo sempre crescente numero di utenti. Estrema trasparenza e correttezza, centralità della persona e tutela della sua privacy durante la navigazione sono gli elementi di trust che hanno fatto la differenza per far diventare LinkedIn il portale leader del mondo professionale.
I dati aggiornati al 2021 riportano 774 milioni di membri iscritti a LinkedIn in tutto il mondo, di cui 16 milioni solo in Italia.
Come ormai tutti i social network, LinkedIn permette di accedere in maniera autonoma alla sezione di Gestione campagne, una piattaforma appositamente progettata per creare e gestire gli annunci.
La prima cosa da fare, a questo punto, è selezionare un obiettivo, cioè lo scopo primario che si vuole raggiungere attraverso l’attivazione della sponsorizzata, e un target (fascia di persone a cui si mira per catturarne l’interesse).
Grazie all’ineguagliabile trust di LinkedIn, i suoi utenti forniscono un numero di informazioni davvero considerevole ed estremamente utile a individuare il tipo di pubblico perfetto all’obiettivo selezionato. Man mano che queste indicazioni vengono inserite, è lo stesso LinkedIn che fornisce indicazioni sull’audience prevista.
Inoltre, selezionando obiettivo e pubblico della sponsorizzata, LinkedIn indica quali contenuti possono raccogliere più risultati.
Questo primo obiettivo è utile per far conoscere a più gente possibile il proprio brand e per farlo ricordare nel tempo. I contenuti consigliati sono in formato video, perché sono quelli che riescono a intrattenere l’utente, riscuotono più interazioni e possono essere un ottimo punto di partenza per approntare campagne di retargeting.
È risaputo che la generazione di contatti è uno degli obiettivi più difficili da realizzare, perché richiede un alto coinvolgimento degli utenti, che decidono di lasciare i loro dati personali. Per attirare la loro attenzione è consigliato utilizzare contenuti brevi e concisi, che sappiano catturare l’attenzione con poche parole: grafiche e copywriting d’impatto, inMail (messaggi privati inviabili anche al di fuori della propria cerchia di conoscenza) e anche moduli per l’acquisizione di contatti.
LinkedIn è la piattaforma giusta per cercare nuove risorse da inserire nell’organico della tua azienda! Gli annunci di lavoro possono essere facilmente sponsorizzati per avere maggiore copertura e, di conseguenza una visibilità più ampia.
Uno dei fattori che certamente influenza la scelta di non utilizzare le campagne pubblicitarie di LinkedIn è il loro costo molto alto. Parlando in maniera concreta, è necessario spendere almeno €10 al giorno per ogni campagna attiva sul proprio profilo, una media nettamente superiore rispetto alle sponsorizzate di Facebook.
Quello che non bisogna dimenticare è che gli utenti di LinkedIn forniscono informazioni sempre precise e in costante aggiornamento sulla loro vita professionale. Questo porta a una targhettizzazione del pubblico di riferimento mirata e precisa e, di conseguenza, a una più alta percentuale di conversione e a un recupero totale del budget utilizzato per far girare la campagna.
Nonostante i costi elevati, LinkedIn si presenta come la migliore piattaforma social per promuovere offerte di lavoro e aumentare la visibilità dei propri brand e azienda, nonché per acquisire contatti realmente interessati.
Se questo vale per i privati, che possono sponsorizzare contenuti in autonomia, è ancora più vero se la gestione dell’advertising viene affidata a un’agenzia di comunicazione, esperta nell’arte della sponsorizzazione. Il lavoro delle web agency è favorito anche dall’implementazione di un Business Manager di LinkedIn, appositamente progettato per tenere costantemente monitorati i risultati delle campagne di tutti i clienti.
Le curiosità sul mondo del digital marketing non sono finite qui. Per rimanere sempre aggiornato sugli articoli della nostra guida “How to navigare sul web e non disperare”, seguici sui nostri profili Facebook, Instagram e LinkedIn.
Al prossimo articolo!
Aprire una pagina social è un’ottima scelta strategica per farti conoscere da un parterre di clienti più ampio, facendo particolare attenzione a scegliere la piattaforma più giusta. L’hai già fatto? Ottimo! Ora, però, è necessario pensare a quali contenuti postare.
Eh sì, essere presenti sui social e basta non è sufficiente. La tua pagina è a tutti gli effetti una vetrina digitale che permette ai naviganti del web di capire qualcosa di più sul tuo lavoro e sui servizi che offri.
Facciamo un esempio pratico: immagina di vedere il volantino di un supermercato che si è appena inaugurato nella tua città. Ha dei prezzi vantaggiosi, sì, ma le immagini degli articoli sono confusionarie, sfocate e non ti comunicano il senso di ordine e igiene che ricerchi da un supermercato. Ci andresti mai?
Probabilmente no, e forse perderesti l’occasione di scoprire che la realtà è diversa da ciò che avevi immaginato: il supermercato è ordinatissimo, pulitissimo e offre dei prodotti di qualità.
Lo stesso concetto si applica anche al web: se avrai dei contenuti esteticamente curati e concettualmente rilevanti gli utenti saranno più propensi a:
Questa è l’essenza del content marketing, una strategia di fondamentale importanza nella gestione dei social. Attraverso il suo utilizzo si costruisce la brand awareness di un’attività, che a sua volta permette la nascita di una community interessata, attiva, fondata su valori condivisi.
Vediamo insieme quali sono le linee guida per creare una pagina social di successo.
Anche chiamati how-to content, il loro scopo è quello di aiutare l’utente a capire qualcosa di più sul tuo brand e sui prodotti o servizi che offre. Fornire consigli e informazioni gratuite ai propri utenti è uno dei modi più efficaci per fidelizzarli, perché aumenta la credibilità e l’autorevolezza del brand.
Immagina che ci sia un’azienda che produce burro. Chi seguirebbe con trasporto e interesse la pagina Facebook di un brand di burro? Gli utenti saranno sicuramente pochi, se i contenuti pubblicati sono foto del panetto, differenziate unicamente dallo sfondo.
Immagina, ora, che l’azienda parli dei campi verdissimi in cui le mucche pascolano serenamente; oppure che suggerisca una ricetta golosa da preparare con il loro prodotto per il pranzo della domenica. Il loro seguito sarà sicuramente più coinvolto e aumenterà l’engagement della pagina, facendole pubblicità e preferendo il suo brand ad altri.
In questo blog consideriamo i social network dal punto di vista funzionale alla pubblicizzazione del nostro brand. Ma, al di fuori della sfera commerciale, essi sono il punto di ritrovo di un numero esorbitante di gente che vuole rilassarsi e distrarsi dalla frenesia di tutti i giorni.
E cosa può venire in soccorso di qualcuno che vuole soltanto staccare? Il cosiddetto branded entertainment, un contenuto che riesce a catturare e mantenere l’attenzione del consumatore per un tempo quanto più lungo possibile.
Per creare contenuti come questo bisogna sfruttare lo storytelling, una tecnica narrativa che collega con un filo rosso le diverse pubblicazioni di una stessa pagina. Qualsiasi formato tu abbia in mente può essere funzionale per intrattenere i tuoi utenti: dal cortometraggio alla miniserie a episodi su internet, dalle riviste ai giochi promozionali ai podcast.
Forse questo è il tipo di contenuto più difficile da sviluppare, perché si prefigge come obiettivo quello di raccontare una storia. Attraverso parole e immagini d’impatto, gli utenti riescono a riflettere, emozionarsi e a credere nelle proprie capacità.
I contenuti più apprezzati sono quelli in cui compare una citazione motivazionale, oppure i racconti di gente che è partita dal basso e ha raggiunto le vette del successo. Così anche gli utenti si sentono incoraggiati a dare il massimo per raggiungere i propri sogni e obiettivi.
I maggiori utilizzatori di contenuti ispirazionali sono i brand sportivi. Adidas e Nike sono le prime aziende che vengono in mente con i loro motti “Impossible is nothing” e “Just do it”. E già solo così fanno venire voglia di correre la maratona di New York senza uno straccio di preparazione atletica! Un’azienda che sprona i suoi utenti a credere in sé stessi sarà sempre la prima a cui i consumatori penseranno quando avranno bisogno di comprare un qualsiasi articolo sportivo.
La teoria l’abbiamo elencata, ma passare alla pratica è la vera impresa. Perciò ti suggeriamo di andare a sbirciare un brand che utilizza tutte e tre queste modalità di contenuti con ottimi risultati, così da prendere spunto.
Stiamo parlando di Veralab, il marchio di prodotti per la cura della persona ideato da Cristina Fogazzi, alias Estetista Cinica. Sulle sue pagine social troverai post informativi, di intrattenimento e ispirazionali, che restituiscono una formula comunicativa efficace!
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A presto!